AgenPress. L’imam Yahya Pallavicini, imam e vicepresidente della Coreis (Comunità Religiosa Islamica Italiana), è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Sul caso Saman. “La questione è che la religione è qualcosa che deve essere vissuta con un criterio di libertà e di dignità, se mancano queste due cose poi subentrano interpretazioni tribali personali, per cui vogliamo che i nostri figli si comportino come vogliamo noi –ha affermato Pallavicini-. E’ come se ci fosse un sistema legale giuridico familiare che supera l’etica universale e poi il problema è che per poter dare una falsa giustificazione la si attribuisce ad un’identità religiosa, culturale o nazionale. Famiglia, cultura e religione sono basate su un codice etico universale basato su libertà e dignità, se c’è un codice etico parallelo allora siamo in una situazione mafiosa”.
Sull’interpretazione dell’islam. “Ci sono varie possibilità di interpretare ogni cosa, compresa la religione, si può interpretarla in maniera liberale, ortodossa, ultra-ortodossa o settaria. Non c’è più in nessuna religione un tribunale di inquisizione che possa punire chi non interpreta bene la religione. Bisogna rispettare la piena dignità e la piena libertà di interpretare una religione in modalità differenti, ma nessuna libertà di interpretazione può giustificare il fatto di inventarsi un codice etico di giustizia personale. Uno può anche essere critico della modernità o essere ultra-liberale, l’importante è che non pretenda di convincere gli altri che chi non la pensa come lui deve essere messo a morte. Laddove c’è violenza, anche solo verbale, non c’è più cultura e non c’è più religione. E’ per questo motivo che esiste il diritto, per giudicare e a punire queste criminalità”.