AgenPress – Aumentano le proteste per la morte di Masha Amini, la 22enne picchiata dagli agenti della ‘polizia morale’ che l’avevano arrestata perché non indossava correttamente il velo. Sono cinque le persone morte ieri nella regione curda dell’Iran quando le forze di sicurezza iraniane hanno aperto il fuoco contro i dimostranti scesi in piazza per protestare contro la morte della ragazza di Sanandaj, capoluogo della provincia del Kurdistan nel nord-ovest del Paese.
Lo ha denunciato sui propri canali social l’ong curda Hengaw Organization for Human Rights. Secondo l’Ong, almeno 75 persone sono rimaste ferite negli scontri con le forze di sicurezza e altre 250 sono state arrestate.
Secondo la sociologa Mahnaz Shirali, molte donne in particolare si identificano con il destino di Masha Amini: “Tutte le donne iraniane hanno […] pieni di brutti ricordi con la polizia morale che è ovunque e che reprime sistematicamente le donne”.
La protesta dilaga in molte piazze e università, oltre che a Teheran a Isfahan, Karaj, Mashhad, Rasht, Saqqes e Sanandaj, dove insieme alle donne scendono in piazza anche studenti uomini scandendo il nome della ragazza morta sotto i colpi della repressione iraniana. Secondo quanto annuncia il sindaco di Teheran ci sono anche cittadini di 3 Paesi stranieri tra le persone arrestate nelle dimostrazioni.
Masha Amini è stata arrestata il 13 settembre a Teheran per aver indossato “abiti inappropriati” dalla polizia morale, un’unità responsabile dell’applicazione del codice per le donne. La famiglia e i media denunciano che a seguito delle percosse, la ragazza sia finita in coma tre giorni dopo e che sarebbe morta in ospedale. Il capo della polizia di Teheran, il generale Hossein Rahimi, ha respinto le accuse di maltrattamento e ha parlato di “uno sfortunato incidente”, aggiungendo che la ragazza fosse morta di infarto.
Sui social media stanno circolando video di dimostranti che urlano slogan contro il governo, ed in alcuni video si vedono le forze di sicurezza che usano i gas lacrimogeni per disperdere le proteste. Sempre sui social si stanno anche diffondendo video di donne iraniane che si tagliano i capelli ed in alcuni casi addirittura bruciano hijab, protesta simbolica per il fatto che la giovane – in vacanza con la famiglia a Teheran da una provincia del nord ovest del Paese – è stata fermata da una delle pattuglie “della moralità” perché dal velo le sfuggiva una ciocca di capelli.
Professioniste e lavoratrici protestano a gran voce e con coraggio, mettendo a rischio la loro vita. Tra le donne che partecipano alle proteste ancora oggi, ci sono altre vittime, almeno 4, come denunciato anche su Twitter in questo post: