Il centro non sarà un dato politico significativo se non c’è anche il popolarismo cristiano
AgenPress. L’Assemblea del nCDU, svoltesi a Roma giorno 17 dicembre, è stato un momento importante per aver tracciato le linee di un progetto in cui il popolarismo e i cristiani democratici ritrovino un comune percorso.
Molto tempo è trascorso da quando i post-democristiani, per scelte errate e rese inspiegabili, hanno rotto il patto di unità disperdendosi.
Dopo il crollo del Muro di Berlino e dopo tangentopoli, chi doveva essere custode di valori che erano stati riferimento del Paese dopo la dittatura e la guerra , ha ceduto decretando la fine dell’impegno politico dei cristiani democratici. Per molti post democristiani la scelta fu la sinistra che garantiva il potere.
Infatti la rivoluzione giudiziaria del primi anni ‘90 aveva abbattuto i grandi partiti accuratamente salvando i post comunisti. L’essere a sinistra fu per alcuni un salvacondotto, una comoda copertura. Fu soprattutto una assicurazione per la continuità del potere. La presunta superiorità morale e culturale era solo uno slogan, un falso come è confermato anche in questi giorni.
La scissione del PPI fu l’inizio della diaspora dei cristiani democratici. Alcuni di noi rimasero coerenti nella collocazione politica, dando vita al CDU. Oggi forse è il tempo di trovare la strada giusta.
Il sistema elettorale con cui si è votato doveva assicurare il bipolarismo dell’alternanza. Invece ha distrutto i partiti, ha messo in crisi la politica e svuotato il centro.
Senza una area di equilibrio le radicalizzazioni estreme hanno preso il sopravvento. Il centro decisionale sostanzialmente non è nel Parlamento e nel governo, ma si trova altrove: sovrastrutture che assumono decisioni importanti.
Non c’è nessun controllo e anche se svolgono una funzione pubblica non rispondono al Parlamento. Scelte sbagliate e dissipazioni di risorse pesano sul cittadino contribuente sempre più indifeso. La centralità dell’Uomo, che trovava nei processi democratici la sua esplicitazione, è svanita.
Oggi la democrazia è in affanno, la libertà è formale, i diritti trasformati in concessioni ed elargizioni. Il Parlamento è svuotato, composto da nominati: un inganno alla partecipazione, una offesa agli elettori. Gli elettori non hanno rappresentanti perché i senatori e deputati sono il prodotto delle caste.
Allora bisogna fare le riforme, soprattutto quella elettorale proporzionale con le preferenze. Le preferenze ci sono per il Parlamento europeo, le Regioni e i Comuni. Non si capisce perché no per Il Parlamento Nazionale. Oggi è il tempo di assumere l’iniziativa.
Molti ex dc che si sono collocati a sinistra sono assaliti da dubbi: una crisi di identità trovandosi in un partito avvolto dal potere. Un Pd che pensa a costituire una commissione di 86 persone per individuare la propria identità. La identità culturale e politica è impossibile. Non si possono mettere assieme De Gasperi e Togliatti, Moro e Berlinguer. Solo la gestione ha fatto vivere il PD.
L’Assemblea del 17 dicembre ha proposto a tutti i post democristiani di riappropriarsi della propria cultura. Bisogna ritrovarsi insieme con fede e coraggio. Il sacrificio, in un ampio arco temporale, di tanti e i valori affermati non sono in vendita. Le regalie sono mercimonio delle coscienze che avviliscono.
Il centro non sarà un dato politico significativo se non c’è anche il popolarismo cristiano. Bisogna stare assieme per incidere e per scrollarci da dosso le brutte esperienze di aver accettato ruoli di risulta e di essere ininfluenti, collocati in scenari addobbati da altri!
Mario Tassone