AgenPress. Il 27 gennaio per legge è la “Giornata della Memoria”. Con la strage degli ebrei e non solo, scientificamente pianificata dal nazismo, la Shoah, il sole si spense e il mondo cadde nell’ignominia. L’umanità oltraggiata fu stritolata nella morsa di un fanatismo senza pietà e onore.
Alla guerra si aggiunse il “corollario” della strage di quanti erano solo colpevoli di essere nati. Le leggi razziali del 1938 furono l’ancillare supporto del fascismo mussoliniano alla follia hitleriana.
Da più parti si fa riferimento alla speranza che quegli avvenimenti non si ripresentino con il carico di disperazione e di morte. Ma evocare la speranza si capisce ma non è esaustivo. Solo sperare ….non serve perché ci si affida al caso. Bisogna agire per poter sperare.
Sperare perché le tragedie come quelle degli anni ‘40 dello scorso secolo non si ripresentino è oggi vano perché in gran parte del pianeta c’è tanta devastazione, tanto sangue.
La Giornata della Memoria va intesa come presa di coscienza per difendere la civiltà anche contro negazionismi criminali e i falsari per “mestiere”.
Le notizie agghiaccianti che provengono dall’Ucraina (non solo, penso all’Africa e ai Balcani ad esempio): bimbi, seppelliti vivi, donne incinte squartate, esecuzioni a migliaia, fanno si che il mondo riviva un passato che non passa.
La dove dominano le ideologie, l’autoritarismo e i disegni di conquista, il processo di civiltà si ferma. Dove non c’è democrazia prendono corpo autarchia, dittatura, satrapie e signorie “di ritorno “ che negano diritti, libertà e dignità.
La Giornata della Memoria, non si esaurisca nello spazio di un tempo breve ma divenga il simbolo della sfida contro il male. Una Giornata, dunque, in cui il sole non tramonti ma illumini il cammino di quanti hanno forza e coraggio di battersi per la vita.
La ritualità fredda delle ricorrenze è il riflusso della indifferenza mentre il ricordo vissuto come monito diventa lotta di un popolo che riprende il cammino.
Mario Tassone