AgenPress – “L’Italia è più grande, più forte e più varia di come viene raccontata. I primi a dover dare l’esempio devono essere quelli che come noi che, in fondo, sono dei privilegiati. Quindi nella giornata in cui tanti italiani saranno sul posto di lavoro, tra le forze dell’ordine, tra chi si prende cura dei malati negli ospedali, nei trasporti, nei ristoranti, negli alberghi, nei luoghi della cultura, il governo dedicherà una seduta del consiglio dei ministri al lavoro, prendendo decisioni sul lavoro”.
Lo afferma il presidente del Consiglio in un’intervista a Milano Finanza. “Ho dunque deciso di tenere un Cdm in questa giornata dove tanti italiani saranno comunque sul posto di lavoro, tra le forze dell’ordine, tra chi si prende cura dei malati negli ospedali, nei trasporti, nei ristoranti, negli alberghi, nei luoghi della cultura, compresi i tecnici impegnati in Piazza San Giovanni nel Concertone del Primo Maggio. È una giornata importante che il governo dedicherà al lavoro, prendendo decisioni sul lavoro”.
Tra queste c’è “un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi di oltre 3 miliardi di euro che va ad aggiungersi al taglio di 3 punti percentuali già realizzato con la legge di bilancio”. Una riforma che darà “un forte impulso alla crescita”.
L’ordine del giorno del Cdm non è stato ancora fissato, ma i temi sul tavolo sono noti. Per il cuneo l’idea è quella di intervenire sulla falsariga di quanto già fatto per il 2023 in manovra, incidendo sulle buste paga probabilmente già a partire dal mese di maggio. Anche se non si esclude qualche aggiustamento del meccanismo che, “potrebbe anche essere di due punti” di taglio per qualcuno, come ha detto in audizione il ministro Giancarlo Giorgetti. Secondo i calcoli della Banca d’Italia, potrebbe portare una sforbiciata di 200 euro all’anno. Ma la misura dovrebbe essere transitoria per gli otto mesi che mancano di qui a fine 2023, poi con la Manovra si vedrà. Si arriverebbe intanto a un taglio di 4 punti per i redditi sotto i 25mila euro, come ha osservato Confindustria che plaude alle intenzioni ma chiede di più, come i sindacati.
“Abbiamo presentato un Documento di Economia e Finanza serio – è un altro passaggio dell’intervista – le previsioni della crescita del Pil sono riviste al rialzo con responsabilità, l’economia va meglio grazie agli interventi messi in campo sin dal suo insediamento dal governo, in primis la legge di bilancio, al calo del prezzo delle materie prime, al rallentamento dell’inflazione e alla ripresa dei consumi, dovuta anche al clima di fiducia che si registra in Italia da quando è in carica l’attuale esecutivo. Vorremmo ritrovarci a fine anno nella condizione di annunciare risultati migliori rispetto a quanto attualmente previsto e non, come avvenuto molto spesso in passato, a dover rivedere al ribasso, anche in maniera marcata, le previsioni contenute nel Def”, ha aggiunto.
Quanto al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), la presidente del Consiglio afferma di sentire e leggere “cose che non esistono. Come il ministro Fitto ha già spiegato in diverse sedi istituzionali, governo e maggioranza stanno lavorando con la Commissione europea per risolvere alcuni problemi strutturali del Piano. Ma il Pnrr, sia chiaro, non è un problema, ma una grande opportunità che il governo non si lascerà sfuggire, nonostante errori e ritardi che ha ereditato. Per questo siamo al lavoro per rimodulare il piano e risolvere le criticità, puntando su quei progetti per i quali i finanziamenti possono essere spesi entro la scadenza del Piano”.
Quanto al Superbonus, il governo “ha avuto il coraggio di correggere un intervento che, per come era concepito, era sicuramente politicamente molto vantaggioso per pochi ma disastroso per i conti pubblici, che ha creato e rischiava di continuare a creare seri problemi alla finanza pubblica”, prosegue la Meloni. “La nostra scelta di portare il credito fiscale al 90% e bloccare il meccanismo della cessione del credito per i nuovi interventi, è stata una decisione doverosa e responsabile, preoccupandoci al contempo sempre di tutelare tutti i soggetti coinvolti, sia imprese sia cittadini, e di risolvere il problema dei crediti fiscali incagliati”.
Nell’intervista, la presidente si dice poi “soddisfatta” sulle ultime nomine di Eni, Enel, Leonardo, Poste e Terna: “È stato un ottimo lavoro di squadra del governo che ne esce rafforzato. Abbiamo indicato i nuovi amministratori guardando alla competenza e non all’appartenenza. E per la prima volta nella storia delle grandi aziende quotate e partecipate dallo Stato abbiamo una donna amministratore delegato”. Mps? “Non dobbiamo ripetere gli errori del passato. Abbiamo confermato Lovaglio alla guida del Monte dei Paschi, l’amministratore delegato ha condotto in porto con successo l’ultimo aumento di capitale e adesso bisogna lavorare per riportare il Monte sul mercato. Vogliamo gestire in modo ordinato l’uscita dello Stato dal capitale di Mps per creare in Italia le condizioni perché ci siano più poli bancari”.
Quanto infine al tema migratorio, Meloni ribadisce che l’obiettivo del governo è “fare la lotta ai trafficanti di esseri umani, non ai migranti. Chi ha le carte in regola potrà costruire il proprio futuro in Italia, a chi non ha i requisiti non sarà consentito di arrivare illegalmente. Non è la nostra politica, è quella dell’intera Unione europea. L’immigrazione è certamente un punto chiave del nostro negoziato con la Commissione, nel Consiglio europeo abbiamo fatto valere le nostre ragioni e ottenuto per la prima volta un piano concreto per il Mediterraneo centrale che nel prossimo appuntamento di giugno sarà sottoposto a ulteriore verifica”.