Siamo in presenza di un attacco senza precedenti alla libertà personale, alla privacy e alla libertà di stampa, di espressione e manifestazione del pensiero
AgenPress. Michele Santoro e Guido Ruotolo, tra i fondatori di Servizio Pubblico e autori del libro “Nient’altro che la verità” in cui il collaboratore di giustizia
Maurizio Avola fornisce la sua versione rispetto alle stragi di Capaci e via d’Amelio, sono stati spiati, pedinati, intercettati in auto, sulle loro utenze cellulari, anche con captazioni telematiche (chat, corrispondenze mail e altro) per 8 mesi, ininterrottamente. Sui loro cellulari sono infatti stati installati dei Trojan, una tecnica di intercettazione molto invasiva, che si utilizza soprattutto per i mafiosi e i terroristi.
I pm di Caltanisetta, che indagano Avola per calunnia aggravata, hanno ascoltato e identificato le fonti dei due giornalisti, registrato le loro conversazioni, seguito tutti i loro movimenti e infine li hanno sentiti senza la garanzia di un avvocato.
Tutto questo non da indagati ma da semplici testimoni!
Insieme ai loro, inoltre, sono stati violati anche i diritti della difesa. Per non parlare della circostanza clamorosa che un boss come Aldo Ercolano, della famiglia catanese di Cosa nostra, si sia rivolto alla giustizia, querelando Michele Santoro per diffamazione…
Siamo in presenza di un attacco senza precedenti alla libertà personale, alla privacy e alla libertà di stampa, di espressione e manifestazione del pensiero che dovrebbe fare saltare sulla sedia l’Ordine dei giornalisti, la Federazione della stampa italiana, ma anche i singoli colleghi che, all’infuori di isolate eccezioni, non hanno invece reagito in nessun modo a questa aberrazione giudiziaria.
Le domande che ci poniamo come Servizio Pubblico, che con la sua applicazione tenta ogni giorno di offrire un’informazione fuori dalla narrazione mainstream è: se alla magistratura, per sviluppare le sue indagini, si consente una tale libertà di invasione nella vita di liberi cittadini e giornalisti con personaggi del calibro di Michele Santoro e di Guido Ruotolo, cosa succede alle centinaia di giornalisti delle testate locali, che non possono permettersi di rispondere con adeguata forza ad atti di questa portata?
Che garanzie ci sono oggi per chi fa informazione? L’Ordine e il sindacato che fanno? Che tutela hanno le fonti che entrano in rapporto con i giornalisti? Visto l’ormai inesorabile indebolimento (per delegittimazione, perdita di credibilità, disconnessione con la vita reale dei cittadini) degli altri due poteri che facevano da contrappeso, quali limiti ci sono all’attività di indagine dei magistrati in relazione alla libertà di stampa?