AgenPress. Sono trascorsi molti anni dell’assassinio, 6 gennaio 1980, di Pier Santi Mattarella. Il ricordo di quel giorno pesa come un macigno. Un dolore immenso per un amico caro sottratto ai suoi cari e al Paese.
Rabbia per il declino costante di un Paese svogliato, stanco e arrendevole. La criminalità è diffusa dovunque sotto tante forme e si allunga nei dintorni delle istituzioni e oltre.
Non ci sono i partiti, le grandi mobilitazioni, le organizzazioni rappresentanti gli interessi reali. Un vuoto come se la coscienza di una Nazione fosse stata estirpata. La comunità ha perso voce. La storia è ribaltata e i diritti sono minacciati.
Allora il sacrificio di Piersanti e di tantissimi servitori dello Stato sono stati vani?
Non credo se si prende coscienza che l’orizzonte indicato da Piersanti Mattarella rimane la cifra della nostra libertà, della nostra dignità e della civiltà. Inseguire modelli dove vince la sopraffazione e gli interessi particolari significa disperdere patrimoni di umanità. Si ritorni alla politica. Troviamo la forza per bonificare e costruire.
La forza sta nella comunità, quella dei presunti capi è posticcia. Un popolo vince se trova in se le giuste motivazioni per alzarsi e camminare con le proprie gambe.
Mario Tassone