Milano. Tribunale: Lara Comi ancora eurodeputata nonostante la “mala gestio”. Replica. sentenza ingiusta

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AgenPress –  “Tutto il percorso europeo” di Lara Comi “è stato caratterizzato, sin dall’inizio da una gestione illecita del regime delle erogazioni da parte del Parlamento e da palese e consapevole violazione di tutte le regole scritte”.

Lo scrive il Tribunale di Milano nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso ottobre ha condannato l’eurodeputata di Forza Italia, tra gli imputati nel processo “Mensa dei Poveri”, a 4 anni e 2 mesi di reclusione. I giudici osservano anche che l’esponente di Fi, “dal novembre 2022 è ritornata ad essere parlamentare Europeo, e lo è tuttora nonostante la mala gestio che gli atti hanno messo in evidenza”.

L’esponente di Forza Italia nel novembre 2019 era finita agli arresti domiciliari, poi revocati, con le accuse di corruzione, false fatturazioni e truffa ai danni dell’Europarlamento.

Nelle oltre 650 pagine depositate oggi si sottolinea, nel capitolo che riguarda l’eurodeputata – alla quale non sono state concesse le attenuanti generiche – che lei e la sua famiglia “hanno illecitamente incamerato nel tempo una parte dei profitti truffaldini, per la somma di 354.342,39 euro”. Inoltre la madre “ha usufruito” di “oltre 120.000 euro”, mentre nel periodo precedente gli anni per cui è stata giudicata con sentenza di condanna, il danno che avrebbe “cagionato alle casse del Parlamento Europeo  è molto maggiore” e si aggira attorno ai “600.000 euro”.

“Ritengo che la sentenza sia ingiusta e contraddittoria: l’affermazione di responsabilità si fonda solo su elementi indizianti opinabili”, ha replicato Lara Comi, “cosa che sarà dimostrato nell’atto di appello che il mio difensore presenterà. Quel che più mi colpisce è la violazione, in mio danno, della presunzione di innocenza, in quanto si ipotizza che potrei, come parlamentare eletto direttamente dai cittadini, commettere altri reati in danno del Parlamento Europeo, istituzione che ho sempre servito con dedizione e passione nell’interesse dei cittadini”.

Gian Piero Biancolella, il suo legale, ha sottolineato che “dalla lettura della sentenza emerge come non siano stati tenuti in debita considerazione i criteri indicati dalla Suprema Corte di Cassazione in tema di valutazione degli indizi” ed anche “l’apporto probatorio documentale prodotto dalla difesa a riprova della trasparenza dell’operato dell’on. Comi”.

 

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