Sono necessarie politiche orientate alla famiglia in modo generoso, universale e strutturale
AgenPress. Al Senato si è tenuto il convegno “Assegno Unico, fisco, politiche familiari. La politica in dialogo con la famiglia”, promosso dal Forum delle Associazioni Familiari, per affrontare il nodo delle politiche pubbliche a favore delle famiglie e, quindi, delle nascite. In effetti, le politiche familiari del nostro Paese sono rimaste per decenni sostanzialmente ferme, relegate in un dibattito sociale, culturale e politico il più delle volte sterile. Negli ultimi anni, tuttavia si registra una positiva accelerazione, con l’introduzione del Family Act all’interno del quale è stato previsto l’Assegno Unico Universale.
Nel corso dell’evento sono stati citati i dati riportati nel CISF (Centro Internazionale Studi Famiglia) Family Report 2023.
Fisco
È opportuno che ci siano politiche attive per la famiglia, in termini di servizi, di sostegno economico, di pari opportunità, di equità fiscale. In particolare, proprio l’equità fiscale, secondo i carichi familiari, appare la nuova frontiera per costruire politiche familiari promozionali ed eque, in aggiunta a un più forte Assegno Unico e a una maggiore offerta di servizi.
L’Assegno Unico Universale
L’Assegno Unico Universale, introdotto nel 2021, appare tuttora insufficiente: solo il 5,5% delle giovani famiglie intervistate sostiene che la cifra sia stata molto adeguata alle proprie necessità, mentre due terzi delle famiglie si dichiarano insoddisfatte: il 41,6% la definisce “poco” adeguata, e il 25,9% “per niente” adeguata. In tal senso, l’intervento dello Stato deve sostenere le famiglie nel loro compito primario: generare relazioni di fiducia, solidarietà e cura reciproca tra i propri membri, nella coppia, tra genitori e figli, anche quando sono i genitori a diventare anziani.
Sostenere le famiglie conviene
Sostenere le famiglie conviene, anche dal punto di vista economico, in quanto le relazioni familiari sono un sistema efficace di solidarietà interna e di responsabilità sociale verso il bene comune. All’interno, in famiglie stabili e integre, si rilevano migliori condizioni di salute, migliori risultati nell’apprendimento, più alti livelli di soddisfazione e di felicità individuale, più stabili relazioni di cura reciproca per i propri membri fragili; all’esterno, famiglie stabili e integre generano maggiore responsabilità sociale nei propri membri, maggior impegno nel sociale e nel volontariato, maggiore partecipazione all’azione politica.
Per Gian Marco Centinaio, Vicepresidente del Senato della Repubblica: “Se riconosciamo la centralità della famiglia non possiamo non affermare la necessità di politiche pubbliche adeguate a suo sostegno. L’universalità degli interventi è un elemento cruciale: il sostegno alle famiglie è necessario in quanto tale, va distinto dalle misure di contrasto alla povertà e non può essere legato al contratto di lavoro dei genitori. In secondo luogo, l’integrazione tra welfare statale e aziendale per la fornitura di servizi adeguati, in una collaborazione pubblico-privato, va potenziata ed estesa sempre più anche al Terzo Settore, con il coinvolgimento attivo e operativo delle famiglie stesse. Ma, prima di tutto, è importante restituire alla famiglia la centralità che merita sul piano sociale, educativo e culturale”.
Raffaele Speranzon, Commissioni Affari Esteri e difesa e Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, del Senato della Repubblica, ha affermato: “Occorre seguire un doppio binario. Da un lato aumentare risorse economiche, dall’altro attuare riforme strutturali. A tal fine è prioritario garantire stabilità. Oggi abbiamo una grande opportunità anche grazie alla convergenza politica su questi temi. Nonostante l’attuale congiuntura economica il Governo ha previsto misure come la decontribuzione per le mamme lavoratrici, l’aumento dei congedi parentali, il raddoppio dello sgravio sui fringe benefits, l’asilo nido gratuito a partire dal secondo figlio. Si tratta di primi segnali che indicano una direzione verso cui bisogna andare”.
Per Simona Malpezzi, Vicepresidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza: “È fondamentale che la politica intervenga per individuare prospettive e costruire una progettualità, rimuovendo le cause economiche che spaventano le giovani generazioni a mettere su una famiglia. Iniziamo a consentire che il nido sia un diritto esigibile economicamente da tutti. Diciamo che bisogna intervenire sugli stipendi attuando il diritto alla parità salariale, contrastando il lavoro povero di cui le donne sono spesso vittime”.
Alessandro Cattaneo, Commissione Politiche dell’Unione Europea della Camera dei Deputati ha dichiarato: “L’incontro di oggi rappresenta un’occasione davvero preziosa per confrontarsi sul tema delle politiche per la famiglia. Servono misure economiche adeguate e iniziative concrete. A noi l’impegno di proseguire il lavoro iniziato. Stiamo lavorando su diversi fronti ma con un unico obiettivo: mettere la famiglia al centro, attraverso politiche economiche volte a sostenerla. L’elemento economico, tuttavia, non è l’unico aspetto. La sfida è coniugare progresso economico con una politica culturale che valorizzi famiglia e natalità”.
Secondo Elena Bonetti, Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, già Ministro per le Pari Opportunità: “È importante oggi riprendere con forza e determinazione il discorso, purtroppo interrotto, della riforma delle politiche familiari. L’Assegno Unico sta portando frutti importanti, ma non si può arretrare. Oggi va rivisto e va riformato l’Isee. Servono decreti attuativi del Family Act che prevedono una fiscalità agevolata per le famiglie, il rimborso spese scolastiche, un incentivo al lavoro femminile, la riforma dei congedi parentali e occorre dedicare un capitolo importante ai giovani affinché possano sentirsi più sicuri e iniziare un progetto familiare il prima possibile”.
Luigi Marattin, Commissione Bilancio, tesoro e programmazione della Camera dei Deputati ha osservato: “Il calo della natalità minaccia di mettere in crisi il Sistema Paese. Se non si interviene concretamente rischiamo non un inverno, bensì un vero e proprio ‘inferno’ demografico. In tal senso, vanno stanziate più risorse destinate all’Assegno Unico, che occorre potenziare anno dopo anno, e alla detassazione del secondo percettore di reddito che spesso è la donna. Unitamente bisogna mettere in campo politiche volte a incoraggiare quella che è una priorità per il Paese, ovvero sostenere le famiglie”.
Secondo Adriano Bordignon, Presidente del Forum delle Associazioni Familiari: “Tutti gli indicatori ci raccontano che la sfida di rilanciare la famiglia e la natalità può essere alla nostra portata, solo se sarà capace di impattare la realtà con una serie di interventi estremamente significativi, che possano riavviare un motore che da tempo si è ingolfato. Non è più pensabile una politica dei piccoli aggiustamenti. Abbiamo bisogno di una grande alleanza capace di coinvolgere Unione Europea, Governo e Parlamento, Regioni ed enti locali, ma anche mondo del lavoro, scuola ed università, Terzo Settore, mondo della cultura e della comunicazione. In tal senso, servono progetti ad alta intensità e a lungo respiro, capaci di riattivare prima di tutto la fiducia e la speranza delle giovani famiglie, convincendole che mettere al mondo un figlio non sarà una fatica individuale ma, oltre a essere la più splendida avventura per un essere umano, sarà un’esperienza che viene riconosciuta e sostenuta realmente come investimento di comunità”.
Per Francesco Belletti, Sociologo, Direttore del Centro Internazionale Studi Famiglia: “La famiglia non è più una questione di parte, ma è la microfibra relazionale del Paese e la principale risorsa di solidarietà. Sono state fatte molte cose buone, ma bisogna verificare quanto gli attuali strumenti siano efficaci. Servono politiche familiari a lungo termine e interventi più consistenti dal punto di vista economico, a partire dalla riforma del fisco. Occorrono, inoltre, misure a tutela delle donne lavoratrici e servizi di cura per le persone fragili”.
Matteo Rizzolli, Professore Associato di Politica Economica, Università Lumsa, ha rilevato: “Possiamo utilizzare le evidenze empiriche che ci vengono fornite dalle scienze sociali per affermare che il modello della famiglia è migliore in termini di efficienza. Abitare una famiglia ha effetti positivi in primis riguardo il benessere soggettivo dei membri che la abitano, con riferimento alla situazione economica e anche rispetto agli indicatori relativi alla salute. La famiglia, infatti, aumenta la salute fisica e mentale dei componenti che la vivono. In tal senso, le politiche della famiglia ci permettono, dunque, di sostenere indirettamente le politiche della salute”.
Margherita Daverio, Ricercatrice in Filosofia del diritto, Università Lumsa, ha dichiarato: “Le politiche fiscali destinate alla famiglia sono un riconoscimento del capitale sociale che la famiglia genera, svolgendo funzioni di interesse collettivo come l’educazione, la presa in carico di situazioni di vulnerabilità, il sostegno in caso di disoccupazione, l’accompagnamento e la cura delle persone anziane. Il sostegno alla famiglia quindi è motivato da ragioni di equità. Oltre alle misure di tipo erogativo occorre rafforzare i servizi essenziali alla persona. Attraverso il riconoscimento fiscale, inoltre si trasmette un messaggio culturale importante a fronte del contributo fondamentale offerto al Paese dalle famiglie”.
Per Cristina Riccardi, Vicepresidente del Forum delle Associazioni Familiari: “È centrale uscire dalla logica del bonus e dell’assistenzialismo, per attuare investimenti e interventi a carattere strutturale. Servono misure di tipo preventivo per tutelare le famiglie in difficoltà. In tal senso è necessario favorire un’alleanza tra i vari livelli governativi e le diverse istituzioni. La famiglia è una realtà in sé da valorizzare, che genera capitale sociale ed economico e non una somma di singoli individui. Occorre, dunque, uno sguardo ampio, una prospettiva a lungo termine e un approccio trasversale”.