Ass. Luca Coscioni: “Una legge che non garantisca l’aiuto alla morte volontaria anche a chi non è tenuto in vita da terapie sarebbe un passo indietro”

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AgenPress. Questa mattina l’Associazione Luca Coscioni è stata audita nelle Commissioni congiunte Sanità e Giustizia del Senato, nell’ambito della discussione sui disegni di legge relativi alle procedure di aiuto medico alla morte volontaria, comunemente noto come “suicidio assistito”. Dopo aver ottenuto le sentenze 242/2019 e 135/2024 della Corte costituzionale ed essendo attualmente impegnata in numerosi procedimenti nei tribunali italiani, l’Associazione ha portato il proprio contributo per fare chiarezza su ciò che già oggi è legale nel nostro Paese e sugli interventi necessari per garantire una normativa non discriminatoria.

Tra le esperte intervenute, l’avvocata Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni e coordinatrice del collegio difensivo di Marco Cappato e di tutti i processi di disobbedienza civile in materia di fine vita conclusi con le due storiche sentenze, e l’avvocata Francesca Re, membro di Giunta dell’Associazione. Entrambe hanno sottolineato l’importanza di un intervento legislativo immediato e risolutivo, evidenziando come alcune delle proposte finora depositate presentino una retrocessione nei diritti già acquisiti.

L’avvocata Filomena Gallo ha dichiarato: “Auspichiamo che si arrivi a un testo base che tenga conto dei diritti acquisiti fino a oggi così come ribadito dalla Consulta anche nell’ultima sentenza 135/2024, e che superi le discriminazioni ancora esistenti come per chi non ha nessun trattamento di sostegno vitale o chi è completamente immobile e non può autosomministrarsi il farmaco. Molti disegni di legge rischiano di farci fare passi indietro rispetto a quanto già sancito dalla Corte costituzionale e applicato grazie alle persone nei Tribunali, e questo sarebbe inaccettabile. In sede di audizione abbiamo anche evidenziato che se Federico, Gloria e Anna, i tre italiani che finora hanno avuto accesso al “suicidio assistito in Italia, avessero chiesto l’accesso in vigenza di uno dei testi all’esame delle Commissioni al Senato non avrebbero potuto superare l’esame delle condizioni. Per non parlare poi del testo della maggioranza che non solo non prevede il rispetto del giudicato costituzionale ma mira anche a modificare la legge sulle DAT, determinando una sottrazione di diritti in vigore”.

L’avvocata Francesca Re ha aggiunto: “Oggi ci sono dei principi affermati, fin dai tempi della Costituzione (articolo 32) e confermati dalla legge 219/2017 e due sentenze della Corte costituzionale: la nostra autodeterminazione e la libertà di scegliere delle nostre vite. Quello che servirebbe da una legge è una sistematizzazione e alcune garanzie, anche rispetto ai tempi e alle procedure. E poi: se una persona non ha più nemmeno la possibilità di muoversi e quindi di autosomministrarsi il farmaco, sarebbe forse giusto negarle quei diritti? La stessa sentenza con cui la Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum Eutanasia Legale afferma che il legislatore può legiferare in tale senso. Si tratta dunque di riconoscere una discriminazione oggi in atto e avere la volontà politica di superarla. E infine, rispetto al requisito del sostegno vitale, molti disegni di legge ignorano che questo requisito è stato recentemente interpretato in senso estensivo dalla Corte costituzionale (135/2024), e quindi dovrebbe essere superato oppure considerato solo eventuale viste le discriminazioni che determina”.

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