AgenPress. “La persona dell’amore è la persona del coraggio”. Papa Leone XIV riprende le parole di uno degli hibakusha, i sopravvissuti ai bombardamenti atomici compiuti dagli Stati Uniti sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, rispettivamente il 6 e il 9 agosto 1945, al termine della Seconda guerra mondiale. Le cita per sottolineare come “la vera pace” richieda l’audacia di “deporre le armi”, in particolare quelle nucleari, “che possiedono la capacità di provocare catastrofi indicibili”.
Ottant’anni dopo, Hiroshima e Nagasaki restano ancora “moniti viventi” degli “orrori profondi” causati dall’arma atomica. “Le loro strade, scuole e abitazioni” “portano ancora cicatrici, visibili e spirituali, di quel fatidico agosto del 1945”.
In questo contesto, desidero ribadire con forza le parole più volte pronunciate dal mio amato predecessore Papa Francesco: la guerra è sempre una sconfitta per l’umanità.
Leone XIV definisce Hiroshima e Nagasaki “simboli della memoria” in un tempo segnato da “crescente tensione e conflitti globali”. Questi luoghi ci esortano a respingere “l’illusione” di una “sicurezza” fondata sulla minaccia della “distruzione reciproca assicurata”.
Dobbiamo invece forgiare un’etica globale radicata nella giustizia, nella fraternità e nel bene comune.
Il Papa auspica che l’anniversario dei bombardamenti possa servire da appello alla comunità internazionale, affinché rinnovi il proprio impegno nella ricerca di una pace duratura e condivisa da tutta l’umanità.