Dal sacrificio dei minatori all’identità europea: la testimonianza di Mattarella a Marcinelle

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La Fondazione Insigniti OMRI affronta un tema particolarmente caro alle istituzioni della Repubblica — la tragedia di Marcinelle — affidandone la riflessione a Costantino Del Riccio, Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e Presidente del Comitato Consultivo per la Comunicazione Istituzionale della Fondazione. Il suo contributo, dal titolo «Marcinelle: dal sacrificio dei minatori alla coscienza europea. La memoria nelle parole dei Presidenti della Repubblica», restituisce alla memoria pubblica il valore civile, morale ed europeo di una pagina fondamentale della nostra storia.


AgenPress. Il 21 ottobre, durante la visita di Stato in Belgio, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si recherà a Marcinelle per rendere omaggio alle vittime della tragedia mineraria del Bois du Cazier.

Sarà un gesto di continuità istituzionale e di profondo valore simbolico: nel cuore dell’Europa, in un tempo di tensioni e incertezze, il Capo dello Stato rinnoverà la tradizione repubblicana del riconoscimento, non solo della memoria, ma del merito e del sacrificio di chi, con il proprio lavoro, contribuì a costruire il futuro comune del continente.

Ogni 8 agosto, a Marcinelle, la campana «Maria Mater Orphanorum» risuona per ricordare una delle pagine più dolorose della nostra storia: la catastrofe del 1956, in cui persero la vita 262 minatori, di cui 136 italiani, molti provenienti da Abruzzo e Sicilia.

Solo dodici sopravvissero; per gli altri, intrappolati dal fuoco e dal fumo nel turno del mattino, non ci fu scampo. Erano uomini partiti da un’Italia povera e stremata dalla guerra, spinti dalla speranza di un riscatto.

Marcinelle non fu soltanto una tragedia del lavoro, ma uno spartiacque morale: il sacrificio dei minatori rivelò l’essenza dell’emigrazione — la povertà che costringe, la speranza che spinge, la fatica che consuma.

Nel 1946, l’Italia cercava risorse energetiche per alimentare la rinascita industriale. Il governo guidato da Alcide De Gasperi aveva firmato con il Belgio l’accordo passato alla storia come “uomini contro carbone”.

Migliaia di lavoratori partirono per le miniere della Vallonia e del Limburgo, in un esodo silenzioso che alimentò la ricostruzione, ma anche drammi e sacrifici. Marcinelle è diventata un simbolo della memoria nazionale e della dignità del lavoro.

Nel corso della storia repubblicana, i Presidenti della Repubblica hanno fatto di quella memoria un filo rosso della nostra coscienza civile ed europea.

Nel 1986, Francesco Cossiga scelse il Belgio per la sua prima visita di Stato, rendendo omaggio ai caduti del Bois du Cazier, “i nostri fratelli”, come li definì.

Nel teatro di Charleroi, davanti a tre generazioni di emigrati, ricordò il loro contributo e chiese misure concrete: la fine della doppia tassazione, il potenziamento delle scuole italiane, una maggiore attenzione culturale per le comunità emigrate.

Nel 1998, Oscar Luigi Scalfaro rese tangibile il riconoscimento del Paese: a Bruxelles incontrò ventisette ex minatori italiani e conferì loro le insegne di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica.

Quel gesto, semplice e solenne, trasformò il ricordo in memoria attiva, restituendo dignità a chi aveva vissuto nell’ombra del sacrificio.

Tra loro c’erano Silvio Di Luzio e René Novelli, superstiti della squadra di salvataggio, ed Elio Di Rupo, figlio di un minatore abruzzese e futuro premier belga: simbolo del destino incrociato dei due popoli.

Nel 2002, Carlo Azeglio Ciampi tornò a Marcinelle per incontrare la comunità italiana e i familiari delle vittime.

Nel suo discorso rievocò l’angoscia di quelle settimane del 1956, quando l’Italia intera seguì con speranza i soccorsi, aspettando un miracolo che non arrivò.

Sottolineò come da quella tragedia fossero nate nuove norme di sicurezza promosse dall’Alta Autorità della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA): dal dolore, il progresso civile; dalla morte, la coscienza di un’Europa più giusta.

Ciampi collocò Marcinelle nel quadro dell’integrazione europea.

Uomini come Paul-Henri Spaak e Alcide De Gasperi avevano immaginato un continente capace di trasformare le ferite della guerra in cooperazione, la povertà in sviluppo, la migrazione in incontro.

Le vite dei minatori, partiti con una valigia di cartone e un contratto duro come la pietra, furono, in un certo senso, i primi cittadini europei.

Ciampi ricordò l’Abruzzo, terra che aveva conosciuto durante la Resistenza, e il contributo dei suoi emigrati alla crescita del Paese.

Il suo discorso non fu solo commemorazione, ma una riflessione civile: Marcinelle come parte di una memoria condivisa, pilastro dell’identità europea.

Ricordare i morti del Bois du Cazier significa riaffermare il valore del lavoro, della sicurezza, della dignità umana come principi fondanti della Repubblica Italiana e dell’Unione Europea.

A quasi settant’anni da quella mattina dell’agosto 1956, le parole dei Presidenti della Repubblica ci restituiscono un’immagine potente: Marcinelle come ferita e come ponte.

Una ferita che ancora brucia, ma anche un ponte verso un’Europa costruita sul rispetto dei diritti, sulla solidarietà e sulla memoria.

È un invito a non dimenticare che l’Europa non è soltanto il frutto di trattati, ma di storie umane, di sacrifici individuali e di comunità che hanno saputo unire identità diverse.

Quando Sergio Mattarella si fermerà davanti al monumento dei minatori, il suo gesto sarà insieme omaggio e monito: riconoscere il sacrificio di chi, nel silenzio delle gallerie, ha costruito un pezzo di Europa; un monito a non dimenticare che la dignità del lavoro resta la pietra angolare su cui fondare l’unità del continente.

Marcinelle non appartiene al passato: è un luogo vivo della coscienza europea.

Nel suono profondo della campana «Maria Mater Orphanorum» continua a vibrare un messaggio universale: la libertà e la dignità non si conquistano una volta per tutte, ma si difendono ogni giorno, con memoria, lavoro e responsabilità comune.

Il racconto della tragedia di Marcinelle, così come ricostruito dal Presidente del Comitato Consultivo per la Comunicazione Istituzionale, si inserisce pienamente nelle finalità della Fondazione Insigniti OMRI, che promuove la cultura del merito, della memoria e dell’identità repubblicana.

Ricordare Marcinelle non è solo un dovere della storia, ma un atto di consapevolezza civile: onorare il sacrificio di quei lavoratori significa riaffermare il valore della dignità del lavoro, della solidarietà tra i popoli e del servizio alla comunità, che sono alla base della Repubblica e dell’onorificenza al Merito.

È proprio in questa prospettiva che la Fondazione ha scelto di approfondire e rilanciare il significato profondo di quella vicenda umana, rendendola, ancora oggi, patrimonio vivo della coscienza nazionale ed europea.

La pubblicazione è stata inserita nella rassegna stampa nazionale del Ministero dell’Interno, e nella rassegna generale del Quirinale a conferma del suo valore e del riconoscimento ufficiale da parte delle istituzioni.

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