AgenPress. Alice ed Ellen Kessler, nate il 20 agosto 1936 in Sassonia (Germania), sono state una coppia celebre di showgirl, ballerine, cantanti e attrici.
Negli anni ‘50 e ‘60 brillarono nei varietà televisivi, in Germania ma anche in Italia (per esempio nello storico “Studio Uno” della Rai).
Erano famose anche per le loro gambe, soprannominate “le gambe della nazione”.
Già da tempo le Kessler avevano parlato pubblicamente di un “patto” per il fine vita.
In particolare, in interviste avevano dichiarato che, nel caso in cui una delle due dovesse trovarsi in uno stato vegetativo, l’altra “l’aiuterà a uscire di scena”.
Questo impegno reciproco non è solo simbolico: riflette il profondo legame che le legava, non solo nella carriera ma nella vita personale.
Oggi Alice ed Ellen Kessler sono morte insieme a Grünwald, nei pressi di Monaco di Baviera, all’età di 89 anni. Secondo il tabloid tedesco Bild, si tratta di un “suicidio assistito”.
La polizia, chiamata dopo la morte, non ha riscontrato segni di attività criminosa o di coinvolgimento di terzi.
Oltre al patto per la morte, le gemelle avevano lasciato precise disposizioni nel loro testamento: volevano essere cremate insieme, e che le loro ceneri fossero deposte nella stessa urna, assieme a quelle della loro madre e del loro cane.
Era un desiderio coerente in tutta la loro vita: unite nella carriera, nell’amore (fraterno) e nella visione del futuro.
In Germania, il suicidio assistito è permesso in determinate condizioni: non è una pratica libera, ma controllata. Il concetto di “sterbehilfe” (aiuto alla morte) è complesso e la sua definizione varia a seconda delle leggi locali.
Il patto tra le Kessler tocca questioni etiche profonde: la scelta della morte condivisa, il desiderio di evitare un’agonia, il bisogno di controllo sul proprio destino, ma anche il peso del legame fraterno simbiotico.
Le Kessler sembrano voler affermare il diritto a una “buona morte”, senza sofferenza inutile, nel rispetto reciproco: non è solo il patto della morte, ma l’espressione di una vita vissuta insieme, sino all’ultimo istante. La loro morte riporta al centro il tema del suicidio assistito, dell’eutanasia, e delle leggi che regolano il fine vita nei Paesi europei.
Anche se la stampa parla di suicidio assistito, non sappiamo (o non è stato ancora reso pubblico) in dettaglio chi abbia fornito l’assistenza medica, né le modalità esatte.
Il patto originario prevedeva un aiuto reciproco se una fosse diventata incapace (stato vegetativo). Ma la loro morte simultanea suggerisce un progetto condiviso diverso, più volontario e consapevole.
Rimane il tema della responsabilità sociale: quanto è accettabile moralmente/socialmente un gesto del genere quando compiuto su persone anziane ma capaci di decidere?
La storia delle gemelle Kessler si chiude con una scelta che non sorprende del tutto, ma che ha un peso straordinario. Il loro suicidio assistito è l’atto finale di una vita all’insegna dell’unione profonda, della volontà di autodeterminarsi e di evitare sofferenze. Ma è anche un forte richiamo alla società: sul diritto al fine vita, non possiamo più restare indifferenti.
