AgenPress. Negli ultimi giorni un noto ospedale del nord Italia – struttura di eccellenza nella sanità privata convenzionata e, dunque, sostenuta anche dal sistema pubblico – ha attraversato una grave emergenza organizzativa nei reparti ad alta intensità di cura, con una situazione di caos che ha richiesto interventi straordinari e ha aperto un fronte di verifica istituzionale. Quanto accaduto non è un episodio isolato, ma il punto di arrivo di una crisi organizzativa che ora impone una riflessione seria sulla gestione delle competenze, sui modelli di reclutamento e sulla responsabilità nella scelta dei professionisti.
COSA È EMERSO DAVVERO
Dalle ricostruzioni emerse sui media, il caos si sarebbe verificato quando, nei reparti critici, si sono manifestate gravi carenze di personale, difficoltà operative, errori nelle procedure e improvvisi trasferimenti di pazienti. L’emergenza è stata tamponata ricorrendo al personale interno con straordinari pesanti, mentre le autorità sanitarie regionali hanno avviato verifiche formali per chiarire dinamiche e responsabilità.
Questo episodio deve diventare l’occasione per affrontare il problema alla radice: l’assenza di criteri solidi nella selezione del personale, la mancanza di filtri preventivi e la delega a soggetti esterni non adeguatamente verificati.
A prendere posizione intervengono i direttivi di AMSI (Associazione Medici di Origine Straniera in Italia), UMEM (Unione Medica Euromediterranea), AISC_NEWS e Movimento Internazionale UNITI PER UNIRE.
SELEZIONE, FORMAZIONE E RESPONSABILITÀ: TRE CARDINI NON NEGOZIABILI
Quando si opera in reparti critici, ogni gesto professionale incide direttamente sulla sicurezza dei malati. La conoscenza dei farmaci, delle apparecchiature e delle procedure non si improvvisa e non si delega. Per AMSI, UMEM e UNITI PER UNIRE, la qualità dell’assistenza nasce da selezione rigorosa, formazione certificata, affiancamento realistico e responsabilità organizzativa trasparente.
“Noi lo ribadiamo da anni: la sicurezza clinica non è negoziabile e non può dipendere da appalti esternalizzati dove non vi è verifica documentale, né controllo delle competenze, né garanzia linguistica”, afferma Aodi.
NON È UN EPISODIO ISOLATO, MA UNA CREPA STRUTTURALE
La complessa vicenda evidenzia ciò che come associazioni e movimenti denunciamo da tempo: non ci possono essere “due velocità cliniche”, una per i reparti in solvenza e una per le aree convenzionate. Se una struttura perde professionisti qualificati, perde competenze; e se perde competenze, si mette in pericolo l’intero sistema. Un ospedale non può permettere che reparti critici siano gestiti con criteri inferiori: è un rischio per i pazienti e un vulnus organizzativo per l’intera rete sanitaria.
SERVE GOVERNANCE, SERVE TRASPARENZA, SERVE PREVENZIONE
“Questa vicenda deve diventare la base per alzare l’asticella del controllo preventivo. Non bisogna intervenire quando il caos esplode, ma evitarlo con responsabilità. AMSI ribadisce l’importanza di una selezione diretta e verificabile, senza intermediari, senza affidamenti esterni privi di garanzie. È fondamentale sapere chi assume, chi verifica, chi certifica e chi risponde della sicurezza clinica”, continua Aodi.
IL CONCETTO GUIDA DI AMSI: VERIFICA DIRETTA DELLE COMPETENZE, SENZA INTERMEDIARI
“Come AMSI ribadiamo, sulla base di quanto riportato dalla stampa, che nei reparti critici della sanità non conta chi si dimette o chi viene nominato, ma la sostanza del problema: la verifica reale delle competenze professionali. La nostra posizione è chiara e consolidata: non si improvvisa, non si delega e non si deve rinunciare al controllo diretto da parte delle strutture sanitarie.
Noi abbiamo sempre ritenuto essenziale un filtro rigoroso: verificare documenti, titoli, esperienze e affidabilità del personale, senza ricorrere a intermediari o a soggetti esterni che possano creare zone d’ombra. Per questo collaboriamo direttamente con Regioni, ASL, ospedali, associazioni e strutture pubbliche e private, diffondendo informazione corretta e promuovendo criteri condivisi di selezione e formazione.
Mai una filiera opaca, mai un intermediario che diventi barriera tra la struttura e il professionista. Perché senza verifica diretta, il rischio di affidare reparti sensibili a figure non preparate diventa un pericolo reale per i pazienti e un danno per tutto il sistema sanitario”, continua Aodi.
LA POSIZIONE CONCLUSIVA DEL PROF. FOAD AODI
«In base alle vicende riportate dai media, noi ribadiamo un punto fondamentale: la verifica delle competenze e dei documenti del personale sanitario è indispensabile. Non basta reagire, serve prevenire. Per questo, come AMSI, collaboriamo direttamente con Regioni, ASL, ospedali ed enti sanitari, pubblici e privati, per favorire informazione corretta, selezione trasparente e formazione continua.
La sicurezza clinica non può essere esternalizzata senza filtri: mai un intermediatore, mai un personale non verificato, perché la tutela dei pazienti è un dovere etico, professionale e istituzionale.», conclude Aodi.
