AgenPress – Proseguono le trattative per la liberazione di Cecilia Sala, la giornalista italiana detenuta in Iran, nel carcere di Evin, dopo il suo arresto lo scorso 19 dicembre. L’Iran, hanno riportato i media di Stato, ha confermato l’arresto. “La cittadina italiana Cecilia Sala è arrivata in Iran il 13 dicembre con un visto giornalistico ed è stata arrestata il 19 per aver violato la legge della Repubblica islamica dell’Iran. Il suo caso è sotto inchiesta. L’arresto è stato eseguito secondo la normativa vigente e l’ambasciata italiana è stata informata. Le è stato garantito l’accesso consolare e il contatto telefonico con la famiglia”, ha fatto sapere in una nota il dipartimento generale dei Media Esteri del ministero della Cultura e dell’orientamento islamico dell’Iran.
La trattativa per riportare la 29enne a casa procede nel massimo riserbo, ma all’orizzonte è sempre più concreta l’ipotesi che le autorità iraniane abbiano trattenuto Sala per ottenere, in cambio della sua liberazione, la scarcerazione di Mohammad Abedini, l’ingegnere iraniano esperto di droni arrestato all’aeroporto di Malpensa lo scorso 16 dicembre e attualmente detenuto nel carcere di Opera (Milano) e dopo il fermo è stato trasferito prima nel carcere di Busto Arsizio e poi in quello di Rossano Calabro dove gli è stato applicato il regime di alta sicurezza.
A confermare la contropartita che si cela dietro al caso è anche Mohsen Sazegara, che delle Guardie rivoluzionarie è stato uno dei fondatori e che poi si è spostato su posizioni riformiste.
Il suo difensore ha presentato istanza per chiedere gli arresti domiciliari. A procedere l’avvocato Alfredo De Francesco che ha sottoposto all’attenzione dei giudici della Corte d’Appello di Milano l’atto attraverso il quale sollecita un affievolimento della misura cautelare, fornendo anche il luogo, una casa in Italia, dove eventualmente trasferire Abedini. Adesso i giudici milanesi avranno 48 ore di tempo per fissare una udienza per discutere l’istanza.
“Sanno che se lui arriva negli Stati Uniti non possono fare più nulla. Devono fermare il procedimento adesso: e dunque hanno preso un cittadino italiano. La sua collega è stata sfortunata: se non ci fosse stata lei magari avrebbero preso un turista, accusandolo di spionaggio o chissà di cosa. Il sistema giudiziario in Iran non esiste: esiste quello che decidono i servizi segreti e le Guardie rivoluzionarie”, ha detto Sazegara a Repubblica.
“Se Abedini resta in cella, Sala resta in cella. Se Abedini viene mandato in America, lei resta in cella come lezione agli italiani. Se si arriva a uno scambio, magari anche mascherato, magari una triangolazione: Sala esce”, ha spiegato l’ex Guardia rivoluzionaria. Quanto alla spiegazione dell’arresto, ha aggiunto: “Vuol dire che possono accusarla di qualunque cosa. Nel codice penale iraniano ci sono più di 400 articoli: possono dire che i suoi pezzi erano propaganda contro il regime o che ha agito contro la sicurezza nazionale. Qualunque cosa”.
Gli Usa – che hanno formalizzato la richiesta di estradizione – lo accusano, insieme ad un complice arrestato nel Paese, di avere aggirato gli embarghi e avere fornito materiale ai Pasdaran. L’uomo ha 38 anni ed è di Teheran. È stato bloccato a Malpensa, dove era appena atterrato partendo da Istanbul.
L’altro uomo al centro di questa vicenda è Mahdi Mohammad Sadeghi, cittadino statunitense-iraniano di 42 anni: considerato complice di Abedini, è stato fermato nelle stesse ore negli Stati Uniti.