AgenPress. “La gara per la vendita dell’ex Ilva si è conclusa, purtroppo come prevedibile, con un fallimento totale. Le manifestazioni di interesse per l’intero Gruppo sono state presentate solo da due fondi di investimento che non hanno alcuna solidità industriale e progettuale, peraltro con offerte risibili. Purtroppo non siamo meravigliati dell’esito della gara perché, fin dall’inizio, eravamo convinti che anche questa riapertura del bando non avrebbe portato a niente.
È stato l’estremo gesto del Ministro Urso per evitare di certificare l’incapacità sua e del Governo di rilanciare effettivamente l’ex Ilva, con il rifacimento e la messa in sicurezza degli impianti, l’aumento della produzione e l’avvio della decarbonizzazione.
Una responsabilità che non appartiene solo al Governo ma anche ai commissari che si sono dimostrati inadeguati al rilancio dell’ex Ilva, facendo pagare ai lavoratori le loro scelte sbagliate, aumentando a dismisura la cassa integrazione, e a chi ha strumentalizzato politicamente e ideologicamente questa vicenda.
Ora per evitare la chiusura totale dell’ex Ilva e un disastro ambientale, occupazionale e produttivo senza precedenti c’è solo una strada: la nazionalizzazione. Un atto forte, già fatto in altri Paesi come la Gran Bretagna, ma fondamentale in situazioni così drammatiche. Oggi c’è stata la prova finale che siamo ai titoli di coda di una vertenza che dura da tredici anni e che riguarda 20 mila lavoratori e intere comunità”.
Lo dichiara Rocco Palombella, Segretario Generale Uilm.
“Nel frattempo negli stabilimenti registriamo una situazione preoccupante- aggiunge il leader Uilm – con aumento della cassa integrazione e l’unico altoforno in marcia che si è fermato temporaneamente, per l’ennesima volta, per un guasto tecnico, e una condizione economica aziendale con ingenti perdite”.