AgenPress. Un forte messaggio sull’escalation della violenza contro le donne e le ragazze in Sudan è stato inviato da nove Stati membri del Consiglio di sicurezza (Grecia, Slovenia, Regno Unito, Corea del Sud, Sierra Leone, Panama, Francia, Guyana e Danimarca) che hanno aderito alla Dichiarazione di impegni congiunti su “Donne, pace e sicurezza“.
Nella dichiarazione congiunta rilasciata dalla Slovenia, i Paesi avvertono che la violenza sessuale e di genere si sta rapidamente deteriorando, con intere comunità che affrontano un pericolo senza precedenti.
“Donne e ragazze stanno soffrendo in modo intollerabile”, hanno affermato i nove paesi, sottolineando che il Sudan sta vivendo “la peggiore crisi umanitaria del mondo”. La dichiarazione ha condannato “la continua e diffusa violenza sessuale e di genere”, sottolineando che “la violenza sessuale legata ai conflitti viene sempre più utilizzata, intenzionalmente, come “tattica di guerra”.
Secondo la dichiarazione, in aree come El Fasher, Darfur e Kordofan, le donne vengono aggredite mentre “fuggono dalla violenza, cercano cibo o cercano di accedere ai servizi di base”. La cosa più preoccupante è che “i bambini, compresi neonati”, sono sempre di più tra le vittime.
I paesi avvertono che questi atti “possono costituire crimini di guerra e crimini contro l’umanità” e invitano tutte le parti a porre immediatamente fine agli attacchi contro i civili e ad “adottare misure concrete” per proteggere donne e ragazze.
In merito alla responsabilità, i paesi chiedono che “gli autori di violenza sessuale e di genere, compresi coloro che ordinano, facilitano o comandano tali crimini, siano ritenuti responsabili”. Accolgono con favore le indagini della Corte penale internazionale e della Missione internazionale indipendente di accertamento dei fatti, chiedendo al contempo la salvaguardia delle prove affinché “le voci delle sopravvissute rimangano centrali” nei processi giudiziari. Sostengono inoltre “l’uso di sanzioni del Consiglio di sicurezza contro gli autori”.
Particolare enfasi è posta sul ruolo delle donne nel definire una soluzione per il Sudan. “La partecipazione piena, equa, significativa e sicura delle donne è insostituibile”, affermano, sottolineando che, nonostante la loro leadership nella risposta umanitaria e negli sforzi di pace, “le donne rimangono emarginate” e le loro organizzazioni sono “sottofinanziate ed escluse dal processo decisionale”.
