Pierfranco Bruni: “La polemica sulla cultura di destra. Un dilemma? No! L’intellettuale di destra non è mai stato organico a un sistema”

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AgenPress. Non c’è alcuna egemonia della cultura di destra. Anzi. Occorre comunque fare una distinzione di fondo tra spazi politici culturali e progettualità culturale. In forma utopica chi governa dovrebbe indicare delle direttrici di politica culturale. Ciò alla base dovrebbe avere una progettualità. Entrambe nella destra non sono completamente evidenziabili.
Un conto sono le indicazioni. Un altro conto è la fattibilità. Un fatto sottile ma esistente. Basterebbe dare una occhiata ai comitati per le Celebrazioni dei centenari. È stato approvato un comitato su Dario Fo. Bocciate le edizioni nazionali su Papini. Potrei fare altri esempi. Questa è egemonia della destra? Non credo proprio.
La destra in rivolta con la cultura “disorganica” . Ovvero le culture della destra entrano in fibrillazione. Forse è giusto. Forse è inebriante. Forse è “inelegante”. Forse è opportuno proprio in questa temperie? Do per scontato la questione. Do per conosciuto il problema e la “dialettica” o “conflitto”. Do per lette gli articoli e i commenti dei giorni scorsi sulla peculiarità del problema.
Comunque…
Il cosiddetto “fuoco amico” è pericoloso rischioso implodente. Ancora peggio è la posizione di altri interventi in merito. I problemi ci sono però. È farraginosa la questione di voler creare una frattura generazionale tra gli uomini di cultura di destra che hanno speso una vita nel rispetto identitario e nella coerenza e una generazione senza profonde formazioni letture e eredità che scivolano su Pasolini e addirittura su Tito comunista confondendolo per Tito imperatore romano. Questo è un strafalcione ma anche una vera disattenzione. Non ci sono dubbi. Ciò è la testimonianza di una mancanza di umiltà e anche di superficialità.
Ma c’è un antico dilemma al fondo di tutto che risale ai primi anni Novanta del 1900. Ovvero la nascita di Alleanza Nazionale. AN non nasce, più volte sottolineato, e Pinuccio Tatarella lo sapeva benissimo perché ne è stato un costruttore politico, dalla espressione direttamente politica bensì da un forte dibattito culturale all’interno del Sindacato Libero Scrittori Italiani con Domenico Fisichella, Francesco Grisi, Gustavo Selva, Publio Fiori. Non si può e non si deve disconoscere ciò.
Alleanza Nazionale nasce nella sede del Sindacato Libero Scrittori in via IV Novembre a Roma e successivamente con un seminario a Bari sui temi delle culture nel mondo soprattutto cattolico. Un dilemma antico dove in quella fase non c’era spazio né per Evola e tanto meno per un neo paganesimo. Chi ha vissuto quel tempo sa. Chi ha attraversato quel contesto conosce. Chi è stato protagonista in quella fase ha il diritto e il dovere di rivendicare. Una storia che si ripete e si riaccende. Occorre riflettere con attenzione e bisogna riasserenare gli animi senza disconoscere identità e storie personali e modelli progettuali. Una cultura di destra possibile o una destra culturale impossibile non nasce soltanto dalle istituzioni.
Occorre riappropriarsi della storia e non delle storie che non appartengono alla sua tradizione a cominciare da quegli scrittori e filosofi che hanno forme comparative la cui formazione però è dentro una eredità della tradizione della destra.
Non insisterei sul concetto di conservatore (ovvero di conservazione) ma punterei a innovare la tradizione partendo da una lettura antropologica sia di una società costantemente in transiz5ione sia di una civiltà identitaria occidentale che abbia la forza e la capacità con il Mediterraneo e l’Oriente.
Sembra che abbia abbandonato il tema del Mediterraneo come appartenenza culturale, religiosa, mitico-simbolica. Il paganesimo e il neo paganesimo non sono nel vissuto della destra di una identità culturale della destra. La quale nella sua interezza resta antirivoluzionaria e distante filosoficamente da una visione hegeliana e dell’idea della Ragione sul piano fenomenologico.
Si è cristiani (volenti o nolenti, direbbe Francesco Grisi) in una comparazione tra Gioachino Volpe e Giovanni Gentile e non storicisti crociani. Bensi lungo la direzione di Augusto Del Noce. Riproporre Cardarelli e Ungaretti sarebbe dare voce a dei riferimenti certi.
La destra culturale non ha nulla a che spartire con il materialismo storico di stampo pasoliniano. Si è eredi ma anche identitari. La destra culturale possibile oggi è laica ma anche cattolico-cristiana. Non si può prescindere da ciò altrimenti sarà altro. Non si può far cadere una proposta per un Comitato  Nazionale per le Celebrazioni su Bartolo Longo e celebrare sul piano istituzionale il cinquantenario su Pasolini. Si,  ritorno su Pasolini.  Il dato è questo. La cultura non  può reggersi su episodi. Ma su un pensiero appunto progettuale.  Occorre superare questo dato.
D’altronde lo stesso concetto di “egemonia” non appartiene alla destra. La quale non è riuscita mai a fare “gruppo”. È un bene o un male? Non saprei. La destra culturale non è un insieme. È un individuale. Si sconteranno tutte le conseguenze. Forse. Ma c’è un fatto. L’intellettuale cosiddetto di destra è libero, eretico ed è un uno studioso di rottura. Non so se a sinistra si è nella stessa situazione. Insomma a destra la cultura non è organica.
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