Cgia. Lo Stato deve pagare ancora 55,6 mld a imprese. Compensare debiti con crediti

AgenPress – Lo stock dei debiti commerciali di parte corrente dell’intera nostra
Pubblica Amministrazione (PA) continua a crescere: nel 2021, ultima rilevazione presentata nei mesi scorsi, ha toccato il record di 55,6 miliardi di euro.  Una cifra che rapportata al nostro Pil nazionale è pari al 3,1 per cento: nessun altro Paese dell’UE a 27 registra uno score così negativo.

Dei nostri principali competitor commerciali, ad esempio, i debiti di parte corrente sul Pil della Spagna sono pari allo 0,8 per cento, nei Paesi Bassi all’1,2 per cento, in Francia all’1,4 per cento e in Germania all’1,6 per cento. Persino la Grecia, che l’anno scorso aveva un rapporto debito pubblico/Pil che sfiorava il 203 per cento, presenta un’incidenza dei debiti commerciali sul Pil quasi la metà della nostra: 1,7 per cento.

La Corte di Giustizia europea ci ha già condannati
Con la sentenza pubblicata il 28 gennaio 2020, la Corte di Giustizia Europea ha affermato che l’Italia ha violato l’art. 4 della direttiva UE 2011/7 sui tempi di pagamento nelle transazioni commerciali tra amministrazioni pubbliche e imprese private. Sebbene in questi ultimi anni i ritardi medi con cui vengono saldate le fatture in Italia siano in leggero calo, nel 2021 la Commissione europea ha inviato al Governo Draghi una lettera di messa in mora sul mancato rispetto delle disposizioni previste dalla direttiva europea approvata 10 anni fa.
Infine, un’altra procedura ancora aperta contro il nostro Paese riguarda il codice dei contratti pubblici che prevede un termine di pagamento di 45 giorni, quando a livello comunitario la scadenza, invece, è di 30 giorni.

Le imprese devono compensare i debiti fiscali con crediti
commerciali

Per risolvere questa annosa questione che sta mettendo a dura prova tantissime Pmi, per l’Ufficio studi della CGIA c’è solo una cosa da fare: prevedere per legge la compensazione secca, diretta e universale tra i crediti certi liquidi ed esigibili maturati da una impresa nei confronti della PA e i debiti fiscali e contributivi che la stessa deve onorare all’erario.

Grazie a questo automatismo risolveremmo un problema che ci trasciniamo appresso da decenni. E finalmente, pare ci sia qualche segnale che va nella giusta direzione. In sede di conversione in legge del Decreto aiuti, giovedì scorso le Commissioni Finanze e Bilancio della Camera hanno approvato un emendamento che renderebbe strutturale la proposta richiamata più sopra. Ora non resta che incrociare le dita e attendere fiduciosi.

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