Funivia. Gip, Tadini incolpa altri per attenuare le sue responsabilità. Su di lui gravi indizi

AgenPress – Gabriele Tadini, caposervizio della funivia del Mottarone che ha ammesso di aver piazzato i forchettoni per disattivare i freni e ha sostenuto che il gestore Luigi Nerini e il direttore di esercizio Enrico Perocchio avevano avallato la scelta, sapeva bene che “il suo gesto scellerato aveva provocato la morte di 14 persone” e per questo avrebbe condiviso “questo immane peso, anche economico” con le “uniche due persone che avrebbero avuto la possibilità di sostenere un risarcimento danni”. Per questo ha chiamato “in correità” i “soggetti forti del gruppo”, per attenuare le sue “responsabilità”. Lo scrive il gip di Verbania. “Allo stato iniziale delle indagini i gravi indizi di colpevolezza” che possano giustificare un provvedimento di custodia cautelare “sussistono unicamente nei confronti di Gabriele Tadini”.

Le “scarne dichiarazioni di Tadini”, spiega il gip, “rese peraltro di notte, dopo 7 ore dalla convocazione in caserma, alla presenza di un difensore d’ufficio”, non hanno consentito “alcun vaglio di attendibilità, né alcuna possibilità di dettagliare e circostanziare le accuse elevate contro i coindagati”. E, prosegue il giudice, “nemmeno alcun riscontro” è emerso “dalle dichiarazioni già rese dai dipendenti della Funivie Mottarone” sentiti nelle indagini il 25 maggio.

Dalle dichiarazioni dei dipendenti della funivia del Mottarone, tutte riportate nell’atto, “appare evidente il contenuto fortemente accusatorio nei confronti del Tadini”, il caposervizio dell’impianto, perché “tutti concordemente hanno dichiarato che la decisione di mantenere i ceppi era stata sua, mentre nessuno ha parlato del gestore o del direttore di servizio”.

 

 

 

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