L’opinione di Roberto Napoletano. Il progetto Paese che l’Italia non ha

Rimaniamo nel limbo che ci porta alla deriva della nuova Grecia. Per fortuna, in panchina abbiamo ancora una classe dirigente e sarà il popolo a convocarla d’urgenza  

Agenpress – Ogni giorno chi ci governa si occupa della cosa del giorno male, approssimativamente. Spesso per slogan, in un senso o nell’altro a seconda delle convenienze.

Ogni giorno qualcuno dei nostri governanti scopre l’acqua calda: crolla la produzione tedesca abbiamo un problema in casa, cresciamo meno della Grecia, ma davvero? Non c’è un treno veloce da Napoli a Reggio Calabria, ma che dice? Non sanno, non leggono, non si informano. Scoprono e balbettano su Facebook, magari qualcuno scrive per loro, ci mettono la faccia, a volte anche la voce. Se potete, avvisateli che è iniziata la stagione delle barbarie con l’eliminazione del generale iraniano Soleimani su ordine di Trump e che siamo sull’orlo di una guerra in Medio Oriente e di un’altra in Libia.

Sono dieci anni che non cresciamo mai davvero, nessuno come noi non ha mai raggiunto i livelli pre-crisi del 2008, né il “mitico” Nord né il Sud pasticcione, rischiamo una deriva greca a scoppio ritardato, ma che dite?

Spiegatelo ai nostri politici e ai nostri uomini talk, per loro non è successo nulla, gli stipendi vanno e vengono, il tenore di vita è immutato, ma davvero nel novembre del 2011 eravamo a un passo dal diventare la nuova Grecia o la nuova Argentina, fate voi, ma dài, a chi la volete raccontare? Tutte balle, il reddito delle donne e degli uomini del Sud, per la prima volta, è poco più della metà di quello dei cittadini del Nord?

Ma chi lo dice? Il 75% delle imprese di costruzioni ha chiuso? Ma davvero? Ma sta scherzando, mi scusi, dove si trova questo numero? Un quarto della produzione industriale è andato in fumo? Siete sicuri? Ve lo ha detto qualcuno che conosce i numeri?

Abbiamo avuto due grandi crisi globali, Finanziaria e Sovrana, e hanno prodotto insieme danni per l’Italia superiori a quelli di una terza guerra mondiale persa? Ma va là, a chi la vuole raccontare? I politici non ci credono.

La crisi non la vedono, non la percepiscono, non hanno mai metabolizzato il rischio enorme che si è corso e che si continua a correre con un Paese fermo da dieci anni. Lo sa bene chi sta molto male, e sta sempre peggio, ma lì in alto nella nuova casta politica dove si litiga perché tizio o caio non ha versato l’obolo a Casaleggio questa sofferenza non arriva, si fa presto a dimenticare da dove si è partiti.

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