Silvia Romano. Esposto Codacons sul presunto riscatto pagato dallo Stato Italiano per la sua liberazione.

Agenpress – E’ stato depositato questa mattina l’annunciato esposto del Codacons sul caso del rapimento di Silvia Romano e del presunto riscatto pagato dallo Stato Italiano per la sua liberazione. Un atto dovuto quello dell’associazione – trattandosi di soldi pubblici – che già in passato aveva avviato iniziative analoghe per altri rapimenti di italiani (Gabriele Torsello, Giuliana Sgrena, Simona Pari, Simona Torretta, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo), soprattutto dopo le dichiarazioni del portavoce del gruppo terroristico Al Shabaab, secondo cui parte del riscatto pagato per la liberazione di Silvia Romano sarà utilizzato per comprare armi per la jihad. Si legge nell’esposto presentato oggi dal Codacons:

“Fermo restando che la priorità è salvare tutte le Silvia del mondo, e che  la libertà individuale delle persone è un diritto inviolabile secondo la costituzione, e che salvare i nostri connazionali è un obbligo per lo STATO ITALIANO, e che pertanto si esprime piena soddisfazione per la liberazione di Silvia Romano, la scrivente associazione non può esimersi, in virtù del ruolo istituzionalmente ad essa riconosciuto, dal portare all’attenzione dell’Autorità adita, alla quale si chiede di compiere tutti gli accertamenti del caso, le notizie relative a dubbi, perplessità ed interrogativi sulla gestione della vicenda e sulle modalità a cui si è pervenuti per liberazione della ragazza […]

ci si domanda se il pagamento del riscatto da parte dello Stato italiano sia una operazione legittima in presenza dei necessari presupposti quali il serio rischio e la minaccia per la incolumità e la vita della cooperante, e se non siano state poste in essere e percorse tutte le strade possibili per la liberazione della stessa nel corso del suo sequestro, alla luce delle dichiarazioni rilasciate da Silvia Romano nel corso dell’interrogatorio al suo rientro in Italia in merito ai dettagli del suo rapimento in Kenya e poi della sua liberazione.

Sembrerebbe, infatti, essersi aperto un ampio dibattito tra chi sosterrebbe che il pagamento di un riscatto da parte dello Stato Italiano abbia rappresentato un guadagno “non calcolabile” in termini di ritorno d’immagine per il terrorismo. C’è chi si domanda che fine faranno quei denari, destinati a finanziare organizzazioni terroristiche e chi punta il dito per il fatto che, per forza di cose, per pagare il riscatto si usino soldi pubblici”.

Pertanto il Codacons ha chiesto alla Corte dei Conti di verificare l’effettiva utilizzazione dei fondi pubblici per fini indispensabili che il legislatore ha posto alla base dell’intero sistema al fine di fare chiarezza e trasparenza, sanzionando eventuali scelte dannose per la collettività stessa ivi comprese le ipotesi di illeciti fonte di danno erariale.

E nei confronti di chi oggi si indigna per la decisione di fare luce sul pagamento di un eventuale riscatto, atto dovuto da parte dell’associazione, il Codacons ricorda di aver avviato identiche iniziative legali anche per i precedenti casi di sequestri di nostri connazionali: Gabriele Torsello, Giuliana Sgrena, Simona Pari, Simona Torretta, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo.

 

 

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