Elezioni Regno Unito. Johnson superfavorito al 43%: con lui Brexit entro 31 gennaio

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Agenpress – Seggi aperti stamane nel Regno Unito che oggi va alle urne – si voterà fino alle 22 ( le 23 ora italiana) – per le elezioni legislative anticipate, determinanti per la Brexit e i futuri rapporti tra Londra e Bruxelles. Gli ultimi sondaggi segnalano una contrazione delle intenzioni di voto per i conservatori e una ripresa del partito Laburista, ma tutto fa prevedere una vittoria dei Tories del premier Boris Johnson.

Quanto sarà ampia questa vittoria pare l’incognita principale della vigilia elettorale, con i nuovi dati che non fanno escludere un parlamento senza maggioranza assoluta (“hung parliament”): per Johnson sarebbe a dir poco una batosta.

L’ultimo aggiornamento di Yougov assegna ai conservatori il 43% delle intenzioni di voto, che si tradurrebbero in 339 seggi sui 650 della Camera dei Comuni, con il Labour di Jeremy Corbyn in risalita, al 34% e 231 seggi. Il margine di errore però potrebbe far scendere i seggi Tories a 311, quindi niente maggioranza assoluta.

Il premier britannico, che ha convocato queste elezioni anticipate per superare lo stallo parlamentare sulla Brexit e che ha dovuto accettare per tre volte un rinvio dell’uscita dall’Ue, punta a una netta maggioranza parlamentare che gli permetta di staccare la spina da Bruxelles il 31 gennaio.

I Tories sono già il partito più rappresentato alla Camera dei Comuni – 298 seggi, seguiti dai laburisti con 243 seggi – ma con le elezioni del 2017 hanno perso la maggioranza, costretti quindi ad una non facile alleanza con il Dup, gli unionisti dell’Irlanda del Nord, che lo scorso ottobre hanno ritirato il proprio sostegno perché contrari al nuovo accordo per la Brexit.

Johnson ha poi espulso 22 deputati ribelli che a settembre hanno votato assieme all’opposizione per evitare una Brexit senza accordo con l’Ue. Di qui, per il premier, la scommessa di nuove elezioni, puntando a riprendere in mano l’ultimo miglio del processo di separazione dall’Unione europea e a tagliare gli ormeggi il 31 gennaio.

“Alla luce del modello non possiamo escludere un parlamento in bilico”, ha detto il direttore di YouGov, Anthony Wells. Secondo l’istituto demoscopico, per il partito Liberal Democratico (LibDem) intende votare il 12% dei consultati, il che porterebbe 15 seggi, mentre il Brexit Party si fermerebbe al 3%, come pure i Verdi. Tre per cento anche per lo Scottish Nationalist Party (43 seggi dei 59 assegnati alla Scozia).

L’Irlanda del Nord elegge 18 deputati e sulla scia del compromesso accettato per la Brexit il Dup rischia un forte ridimensionamento. Gli indipendentisti gallesi di Plaid Cymru dovrebbero ottenere 4 seggi dei 40 a disposizione del Galles. L’Inghilterra si prende gli altri 533 seggi. Un’incognita sull’esito del voto è rappresentata dal “voto tattico” che potrebbe vedere le preferenze in singole circoscrizioni convogliate su chi può sconfiggere il candidato conservatore.

Ma lo stratagemma, sempre che prenda piede, non è di facile applicazione, dato che in diversi casi non è chiaro su quale sfidante si debba puntare. I Lib Dem – strenuamente opposti all’uscita dall’Ue – non hanno accettato un patto di desistenza con i laburisti e potrebbero intercettare molti voti anti-Brexit.

Secondo diversi analisti, circa 50 circoscrizioni sono da considerare ad esito assolutamente aperto. A BoJo, come è soprannominato il primo ministro londinese, le elezioni del 2017 – quando l’allora premier Theresa May aveva convocato elezioni anticipate per rafforzare il fronte conservatore, ottenendo esattamente il contrario – ricordano che meglio non fidarsi troppo dei sondaggi.

E se la Brexit è stata al centro della campagna elettorale, anche la questione del Sistema sanitario nazionale – la Nhs – ha tenuto banco, argomento forte per il Labour, che promette 26 miliardi di sterline in più entro il 2024 per rafforzare la sanità in crisi. Solo lunedì, la foto di un bimbo di quattro anni steso per terra in una corsia d’ospedale, appoggiato su una pila di indumenti e coperto da un cappotto in attesa dei medici, ha imbarazzato non poco Boris Johnson, che ha cercato invano di eludere le domande della stampa al riguardo. Ne ha subito approfittato Jeremy Corbyn, dichiarando che i conservatori “hanno avuto nove anni per finanziare l’Nhs come si deve. Un bimbo da curare lasciato per terra è una vergogna per la società britannica”.

Il leader laburista, da parte sua, è accusato di non avere fatto gran che, anzi, contro l’antisemitismo che serpeggia nel suo partito. Una questione che probabilmente influirà sul voto, soprattutto dopo il clamoroso attacco da parte del rabbino capo britannico Ephraim Mirvis, che ha de facto consigliato di non votare per i laburisti, definendo Corbyn “non adatto” a guidare il governo.

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