L’appuntamento è per sabato 18 gennaio a Roma, quando la Democrazia Cristiana di Gianfranco Rotondi e l’Udc di Lorenzo Cesa riuniranno i popolari italiani nell’anniversario della dissoluzione della Democrazia Cristiana avvenuta il 18 gennaio del 1994
Agenpress. “In Parlamento la riforma elettorale in discussione vede prevalere nettamente non le coalizioni ma il linguaggio del proporzionale. E quindi non ha senso dire esco o entro dal Centrodestra, ognuno resta dentro i confini della propria cultura” – dichiara Gianfranco Rotondi -.
Noi – spiega Rotondi – siamo ciò che resta e ciò che torna della Democrazia Cristiana. Sappiamo che è una strada tutta in salita ma faccio un esempio banale: ora mi trovo in un bar nel Milanese e in un tavolo ci sono seduti signori di una certa età che mi hanno riconosciuto dicendomi che sono democristiani e che vorrebbero votare qualcosa che assomiglia alla Dc. Sicuramente non ci mancano gli elettori“.
Ora con altre 36 sigle, alcune delle quali che nemmeno io conoscevo, vogliamo lavorare a una proposta politica e culturale forte e cioè il popolarismo.
“Sul nome nessuna decisione in tal senso è stata ancora presa, il nostro è un cammino che ha come punto di riferimento la cultura popolare. Più che riproporre la Dc abbiamo pensato di riproporre il popolarismo, più antico ancora della Dc e che è una famiglia assolutamente moderna, la prima in Europa”.
Oggi il partito popolare è l’unico edificabile e state certi che a costruirlo dal 18 gennaio in poi non saremo soli, presto saremo in compagnia. Saranno Conte e Salvini a dover scegliere e a competere tra di loro per il nostro appoggio. Il futuro in Italia è popolare” – conclude Gianfranco Rotondi -.