M5S. Morra, ci siamo persi nei palazzi del potere, troppe poltrone, troppe stanze, troppi pulsanti

Agenpress – “Il M5S ha bisogno di rinnovarsi e portare nuovi stimoli alla politica italiana, come ha sempre tentato di fare da quando è nato nel 2009.

L’innovazione apportata nello scenario politico si fondava sulla reale bi-direzionalità che abbiamo sempre avuto coi cittadini, con i Meetup, memori dell’obiettivo per cui il CITTADINO SI DOVEVA FAR STATO, costruendo un’osmosi continua fra società civile ed istituzioni statali rigenerando queste ultime attraverso la PARTECIPAZIONE”.

Lo scrive, in un lungo post su facebook, Nicola Morra senatore M5s e presidente della commissione Antimafia

“Questo importante canale di scambio, continuo, fra eletti nelle istituzioni e gruppi territoriali garantiva un riconoscimento sostanziale a chi aveva profuso impegno, speso tempo, donato idee.
In sintesi: questa sinergia/condivisione/collaborazione doveva essere tutta la “tecnologia” di cui il M5s aveva bisogno per essere credibile in quanto rivoluzionario.

Tale lavoro di connessione e valorizzazione dei gruppi di CITTADINI ATTIVI sarà nuovamente fondamentale per riconoscere centralità ai Meetup quali strumenti di vera innovazione in termini di partecipazione rigenerata da parte del M5S.

Non sono stati i risultati elettorali che hanno avvicinato cittadini, attivisti e simpatizzanti.
La fiducia è merce rara in un mondo in cui la comunicazione si confonde con l’informazione, e per conquistarla abbiamo raccontato la possibilità di una politica diversa, vicina agli ultimi, che ascolta i problemi da chi li vive e si fa portatrice di soluzioni condivise, argomentando su come ottenerle e non soltanto asserendo -come fanno tutti gli sloganisti oggi di moda-, pronta a tagliare i propri privilegi come il buon padre di famiglia sa fare quando è necessario per dare il buon esempio, ma….ma nei palazzi del potere ci siamo persi.

Troppe stanze, troppe poltrone, troppi pulsanti e leve da usare senza istruzioni, troppo zucchero su alcuni bottoni, spesso affidandoci a burocrati che avremmo dovuto rimuovere, tecnici che erano tali per millantato credito e non per competenza reale, allontanandoci dai nostri naturali e primi interlocutori: le persone i cui bisogni di giustizia dovevamo soddisfare.

Redistribuzione della ricchezza e riconoscimento di diritti sociali ed individuali con conseguente abbattimento del tempo-lavoro; costruzione di un mondo attento all’equilibrio fra uomo e natura nel rispetto di ambedue i poli; innovazione finalizzata non a generare profitto per pochi, bensì vantaggi per tutti; conoscenza messa di a disposizione del maggior numero possibile di cittadini, convinti che la dignità delle persone sia direttamente proporzionale alla loro consapevolezza del mondo ed alla loro istruzione: sono queste alcune delle proposte fatte dai cittadini per i cittadini.

In quest’ottica di crescente coinvolgimento dei cittadini nella gestione della vita pubblica a fronte di una loro progressiva responsabilizzazione, sono convinto che, ad esempio, in un referendum gli italiani revocherebbero le concessioni autostradali ai Benetton non per antipatia aprioristica nei confronti di questi ultimi, ma perché questa sarebbe la normalità in un Paese civile, un pò come accadde con la fuga di Craxi, il conseguente azzeramento della vecchia partitocrazia targata prima repubblica e l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti (con un referendum che eliminò il finanziamento con il 90,3% dei votanti, ovvero 31milioni di voti di cittadini).

Dobbiamo ricominciare a parlare della storia d’Italia, comprenderne errori e criticità e rilanciare le soluzioni semplici e chiare che hanno ridato speranza a chi si era allontanato, deluso dalla retorica del potere, automarginalizzandosi esattamente come voleva chi aveva tradito lo spirito della nostra Costituzione.
La soluzione è sempre stata sconfiggere schemi burocratici e procedure artificiose ed ascoltare di più le persone, sedersi meno sulle poltrone e camminare di più per strada, in piazza, al mercato rionale.
È arrivato il momento di MuoVersi per essere MoVimento.
Ho sempre cercato di stare fra le persone negli ultimi sette anni poiché “restituire” qualcosa che sia reale e concreto è il nostro dovere. Tempo ed ascolto da dedicare agli altri sono obblighi per l’uomo pubblico, oltre che risorse da restituire alla speranza dei cittadini, esattamente come abbiamo restituito e restituiamo denari che rappresentano attenzione nei confronti dei deboli oltre che dei contribuenti.
Il rinnovamento di cui il M5S ha bisogno e su cui tutti finalmente concordiamo non dovrà essere esteriore, ma reale. La logica dell’alternanza, tanto cara al Movimento delle origini, serve anche a questo, a dare nuove energie, nuovi stimoli, quando essi sono, umanamente, esauriti.

La nostra rivoluzione si basa su un nuovo modo di fare ‘scuola politica’ attraverso i Meetup ove il cittadino da spettatore diventa attore della vita politica, neurone dell’intelligenza collettiva che ci permette di individuare percorsi futuri per la costruzione di una società a misura d’uomo, non inginocchiata alla volontà di potenza del dio mercato dietro cui il capitale finanziario ama celarsi.
Tanto più grande sarà la rete che riusciremo a costruire, tanto più efficaci saranno le soluzioni elaborate, i “cerebrofatti” -così l’ho chiamati quest’estate- utili ad affrontare le sfide future ed a risolvere i problemi presenti.
Come vorremmo che la nostra società si evolva nei prossimi 5-10-20 anni, come vorremmo la nostra vita quotidiana dando ad essa la qualità di cui oggi quasi sempre difetta?
Solo insieme, restituendo centralità ai cittadini attivi ed orientando nuovamente il M5S verso PARTECIPAZIONE, CONDIVISIONE ed INNOVAZIONE potremo raggiungere obiettivi inimmaginabili. Altrimenti, come ogni altra organizzazione che ha perso coscienza della propria identità e dei propri obiettivi, avremo sempre una visione parziale di presente e futuro.

E’ arrivato il momento di camminare tutti insieme come in un’immensa piazza, mano per mano uniti, operando la rivoluzione culturale che voleva la realizzazione di una società senza partiti strutturatisi come lobbies a tutela di interessi di parte, così come aveva intuito Adriano Olivetti, gigante mai troppo ricordato”.

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