Agenpress. Il vero e proprio terremoto che sta investendo la magistratura italiana dopo il c.d. “Caso Palamara” impone una risposta tempestiva delle istituzioni. Ne va della credibilità della magistratura, a cui il nostro Stato di diritto non può rinunciare.
Nel mio discorso al Senato di mercoledì, tra i progetti da cui ripartire nel settore della giustizia, ho fatto riferimento alla riforma del Consiglio Superiore della Magistratura: adesso non si può più attendere. Questa settimana porterò all’attenzione della maggioranza il progetto di riforma, su cui tra l’altro avevamo già trovato un’ottima convergenza poco prima che scoppiasse la pandemia.
Al centro del progetto ci sono:
– un nuovo sistema elettorale sottratto alle degenerazioni del correntismo;
– l’individuazione di meccanismi che garantiscano che i criteri con cui si procede nelle nomine siano ispirati soltanto al merito;
– la netta separazione tra politica e magistratura con il blocco delle c.d. “porte girevoli”.
Si tratta di leggi di cui si parla da decenni: innovazioni non rinviabili su cui le istituzioni non devono dividersi ma, al contrario, devono compattarsi. Anche perché non sono norme “contro” la magistratura ma a tutela della stragrande maggioranza di magistrati che ogni giorno, con passione e professionalità, lavorano per la tutela dei diritti di tutti i cittadini. Sono quei magistrati che non meritano di essere trascinati in un vortice di polemiche che mira a fare di tutta l’erba un fascio.
Come ho detto in queste settimane (in cui mi sono state addirittura attribuite, strumentalizzandole, decisioni che sono della magistratura), un uomo delle istituzioni non deve alimentare le polemiche ma risolvere i problemi con i fatti.
E’ quanto dichiara, in una nota, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.