Agenpress – 10.000 per fare 200 km con un aereo di Stato, un Falcon, tanto è costato il volo che il ministro della giustizia Alfonso Bonafede ha fatto il 27 febbraio 2020 per andare da Napoli a Roma. Secondo quanto riporta il quotidiano “Il Tempo”, avrebbe usato quello spostamento “speciale” per ragioni di “sicurezza”. Bonafede voleva arrivare in tempo alla “votazione finale della conversione in legge del decreto sulle intercettazioni promosso proprio dal ministro”.
Nello stesso giorno il ministro Bonafede stava partecipando a Napoli a un vertice Italia-Francia e “ha lasciato anticipatamente la sede a Napoli, alle 18.30 circa”, per “essere presente in aula prima del definitivo voto finale sul suo provvedimento previsto per le 20”. Nonostante i tentativi e lo spostamento speciale, Bonafede ha lasciato inconcluso il meeting a Napoli e non è riuscito a parlare in aula a Roma perché non c’era durante le votazioni. Quindi? Quindi i 10.000 euro di soldi pubblici, tanto è costato il Falcon, sono stati buttati.
“Bonafede chieda scusa”, dice il deputato di Italia Viva Michele Anzaldi.
“L’utilizzo del volo di Stato da parte del ministro Bonafede per un viaggio Napoli-Roma, rivelato dal quotidiano “Il Tempo”, è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che confermano le contraddizioni del Movimento 5 stelle al governo. Dopo anni di campagne di odio, anche con profili diffamatori, sull’utilizzo dei voli di Stato da parte di premier e ministri, una volta al potere anche i cinque stelle hanno fatto esattamente come i predecessori, il premier Conte viaggia esattamente con lo stesso aereo usato da tutti i presidenti del Consiglio, ed è giusto che, per motivi di sicurezza, di tempo o semplicemente di organizzazione, i membri del governo viaggino sugli aerei di Stato. Ora, però, Bonafede e i cinque stelle dovrebbero chiedere scusa per anni e anni di falsa propaganda che ha solo alimentato rancore sociale.
Lo stesso vale per altre questioni. Ad esempio gli incroci tra stampa e tv. Il Movimento 5 stelle all’opposizione per anni ha annunciato di voler impedire agli editori televisivi di possedere anche giornali, addirittura l’allora sottosegretario Crimi nel Governo Conte 1 annunciò trionfante una norma nel Milleproroghe di fine 2018 che avrebbe vietato gli intrecci, ma poi alle chiacchiere non sono seguiti i fatti, e lo vediamo con il caso Cairo, l’editore di La7 e Corriere della sera che cumula un grande potere nell’informazione e usa il suo ruolo per attaccare leader politici come Matteo Renzi.
Altro caso è quello delle rendicontazioni: il Movimento 5 stelle all’opposizione si vantava di rendicontare tutte le spese (ma il caso Rimborsopoli dimostrò che molti facevano solo finta di restituire), ora che sono al potere hanno deciso di non rendicontare più nulla.
E’ facile quando si è all’opposizione speculare sulla buona fede dei cittadini, ma in questo modo le istituzioni vengono umiliate e danneggiate”.