Boss, mogli ergastolani e interdetto pubblici uffici percepivano reddito di cittadinanza

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Agenpress – 37 in tutto i soggetti coinvolti nell’Operazione dei Carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro denominata “Jobless Money”. Le indagini, condotte dai militari di Gioia Tauro col supporto specialistico del Nucleo Ispettorato del Lavoro, sono il frutto di un’attenta attività di analisi delle istanze presentate dai percettori del reddito di cittadinanza dalle cui verifiche, effettuate anche attraverso un esame incrociato dei dati acquisiti con le informazioni presenti nelle banche dati in uso alle FF.PP. e con riscontri sul terreno, è stato possibile appurare numerose irregolarità nelle procedure di attestazione e del possesso dei requisiti previsti. Diverse sono state le anomalie emerse dagli accertamenti espletati sui soggetti percettori, gran parte dei quali elementi di spicco della cosca di ‘ndrangheta Piromalli – Molè di Gioia Tauro.

Tra questi figurano non solo soggetti già condannati per associazione a delinquere di stampo mafioso (di cui 2 anche in atto sottoposti alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno) e figure apicali della ‘ndrangheta del mandamento Tirrenico, ma anche donne che, intenzionalmente, avevano omesso di segnalare agli enti competenti all’erogazione del reddito di cittadinanza la presenza all’interno del proprio nucleo familiare di soggetti detenuti all’ergastolo in regime di cui all’art. 41 bis O.P., già elementi di spicco della locale consorteria di ‘ndrangheta, gravati da misure cautelari personali ovvero condannati per associazione a delinquere di stampo mafioso.

 Dall’analisi delle istanze per l’ottenimento dell’indennità, inoltre, sono emerse diverse altre anomalie e trucchetti utilizzati per raggiungere lo scopo come le difformità nell’indicazione sulla reale residenza e sul numero di componenti del nucleo familiare tenuto conto che la norma consente che l’elargizione debba essere effettuata in base all’effettivo “reddito familiare” e non solo del singolo richiedente. Da qui il caso della madre con il figlio, entrambi percettori di reddito di cittadinanza, che avevano dolosamente dichiarato di appartenere a due nuclei familiari distinti, benché nei fatti convivessero sotto lo stesso tetto. O, ancora, del giovane che aveva fittiziamente modificato l’indirizzo di residenza in un’abitazione diversa, rivelatasi poi essere un vero e proprio rudere fatiscente e in stato di abbandono, privo di utenze e servizi.

Tra coloro che percepivano il reddito anche un interdetto dai pubblici uffici, malgrado una condanna passata in giudicato e la pena accessoria dell’interdizione perpetua che avrebbe dovuto impedirgli l’accesso a qualunque tipo di beneficio pubblico, era riuscito ad ottenere l’erogazione dell’indennità. Nelle pieghe delle indagini è emerso anche il caso di un altro percettore che pochi mesi prima di ottenere il reddito di cittadinanza aveva acquistato un veicolo nuovo, a conferma di un tenore di vita normale e comunque di un profilo soggettivo non rientrante nelle categorie previste dalla legge come possibili destinatari del beneficio.

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