AgenPress. “In Italia sono molte le questioni tuttora aperte, comprese quelle del contagio e di una pericolosa recessione economica che pesa specialmente su Roma.
Tuttavia, siccome siamo alla vigilia di un’importante riunione del Csm che si terrà il 21 luglio in questo momento la situazione più delicata è quella che riguardai rapporti fra la magistratum, la politica, il sistema dei media, infatti l’immissione di un trojan nel telefonino del magistrato Palamara, uno dei massimi esponenti nel sistema delle correnti nella magistratura (nel passato è stato anche presidente dell’Anm), ha messo in evidenza che esiste nella magistratura una situazione che definire malsana è un eufemismo: i singoli incarichi decisi dal Csm sono il frutto di contrattazioni fra le correnti e spesso a queste contrattazioni partecipano anche parlamentari e cronisti giudiziari.
Ora, di tutto ciò si parlava da tempo immemore, ma adesso le intercettazioni raccolte attraverso il trojan lo provano «per tabulas». A questo punto si presentano due tipi di problemi: la responsabilità di quello che è avvenuto riguarda solo il dottor Palamara e pochi altri magistrati (le cosiddette mele marce) oppure si tratta di un sistema inaccettabile che va cambiato alla radice?
Noi propendiamo per questa secondo ipotesi anche perché in Italia dal 1992-1994 al 2013, con ovvie proiezioni ai giorni nostri, c’è stato un uso politico della giustizia che ha provocato autentici sconvolgimenti nell’equilibrio politico del paese. Nel 1992-1994 il cosiddetto circo mediatico-giudiziario (alcune procure, alcuni giornali, alcune televisioni) ha eliminato dalla scena ben cinque partiti (la Dc, il Psi, il Pri, il Pli, il Psdi) sul tema del finanziamento irregolare, ma esso riguardava anche il Pci-Pds e la sinistra democristiana che invece sono stati salvati. Le cose non si sono fermate qui.
Una volta che sulla scena al posto di quei cinque partiti sceso in campo Berlusconi con Forza Italia il Cavaliere e Mediaset sono stati sottoposti ad un continuo bombardamento giudiziario concluso con l’estromissione del leader di Forza Italia dal Senato e con una modifica profonda negli orientamenti interni al centro-destra.
La questione è stata riproposta in questi giorni perché stato reso pubblico lo sfogo di un magistrato, il dottor Franco, che dopo la sentenza ha confidato a Berlusconi il suo pentimento. Adesso è in corso da parte del Csm un procedimento disciplinare nei confronti del dottor Palamara che ha chiamato ben 133 testimoni. Il suo scopo è preciso: dimostrare di non essere una mela marcia, ma la rotella di un carro che nella sua «normalità» funzionava in quel modo coinvolgendo tutto e tutti. Allora, qualora il Csm ammettesse l’escussione di questi testimoni questa sarebbe l’occasione per fare i conti con i nodi della magistratura italiana in termini di «sistema».
Qualora invece questi testimoni non venissero sentiti le conseguenze sarebbero evidenti: la magistratura si «arrocca» nel suo attuale status, circoscrive la vicenda Palamara ad un semplice episodio e tutto è destinato a continuare come prima. Si tratterebbe pere) di una decisione miope perché ormai i buoi sono scappati dalle stalle e non si pub fare a meno di misurarsi con un problema di fondo.
Nella magistratura i giudici «giudicanti» sono la stragrande maggioranza, ma i giudici inquirenti sono dominanti nel Csm, allora i Pm del Csm decidono sulle carriere dei magistrati giudicanti e quindi hanno nei loro confronti un enorme potere. La separazione delle carriere e lo sdoppiamento del Csm interromperebbero questi rapporti di potere, ma i Pm, i cronisti giudiziari ad essi legati, le forze politiche protette da questi settori della magistratura resistono a questa riforma e quindi corriamo il rischio che continui in Italia una situazione malsana che rende irregolare sia l’amministrazione della giustizia sia la vicenda politica italiana.”
Lo dichiara al quotidiano “Il Tempo” Fabrizio Cicchitto (Presidente Riformismo e Libertà).