AgenPress. Stefano Fassina, deputato di Leu, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Riguardo le misure contenute nel nuovo dpcm. “Sono misure che cercano un equilibrio tra esigenze diverse, l’esigenza di contrastare la ripresa dei contagi e l’esigenza di un’economia che si avvia faticosamente alla ripresa, soprattutto ad alcuni settori come ristorazione e turismo nelle grandi città –ha affermato Fassina-. La soluzione trovata stanotte a Palazzo Chigi mi pare intelligente, che non sconfina in nessuno degli ambiti che vanno tutelati. C’è un punto che a me sta molto a cuore, che è quello della scuola. Dopo tante critiche alla ministra Azzolina, mi ha sorpreso che alcune regioni abbiamo chiesto la didattica a distanza e sono contento della risposta del governo”.
Sulle dichiarazioni del governatore di Bankitalia Visco. “Ho molto apprezzato l’intervista di Visco perché ha sottolineato che in un contesto di incertezza è fondamentale sostenere la domanda, i consumi. L’incertezza si riduce innanzitutto provando a tenere sotto controllo la diffusione del virus, e sostenendo i redditi di famiglie, lavoratori e la liquidità delle imprese più colpite. E’ chiaro che in questa fase aumenta il risparmio precauzionale, avere invece uno scenario per cui se sai che se perdi il lavoro hai un sostegno al reddito, può renderti meno restrittivo nel tuo atteggiamento di consumo. Per lo Stato non va bene il comportamento del bravo padre di famiglia che in un momento di difficoltà risparmia, in questa fase lo Stato deve sostenere i consumi e gli investimenti pubblici e privati. Stamattina in commissione bilancio avremo in audizione sul Nadef il ministro Gualtieri che si muove su queste linee guida”.
Sull’ottimismo di Gualtieri. “Un po’ è dovere d’ufficio. In un contesto di aspettative negative, chi ha responsabilità di politica economica deve provare a ridurle le aspettative negative. Inoltre il ministro guarda anche i dati positivi che sono arrivati dalla produzione industriale. Nelle filiere manifatturiere siamo tornati al livello pre-covid, il che vuol dire che c’è una ripresa significativa in una parte importante della nostra economia anche se dall’altra parte soffrono i servizi. La sua è anche una visione non schiacciata sulla quotidianità, è in arrivo una manovra che metterà altre risorse a disposizione di famiglie e imprese. Ovviamente questo non deve sconfinare in un atteggiamento per cui tutto va bene, perché sarebbe poco credibile. Il quadro europeo per ora non consegna il prodotto che è stato così celebrato negli ultimi mesi, sul Recovery Fund prevale ancora una difficoltà di rapporto tra le varie istituzioni europee, la vedo più lunga di quello che sarebbe utile in questa fase. Il suggerimento non è aspettare, ma intervenire con le risorse nazionali. In una fase in cui abbiamo la Bce che compra titoli di Stato, i tassi d’interesse sono scesi, bisogna intervenire attingendo direttamente ai mercati anticipando quelle risorse che per ora sono ritardate a livello europeo”.
Su Confindustria. “Ovviamente Confindustria ha un ruolo nelle politiche economiche del Paese, ma il coraggio di cambiare lo chiedono sempre agli altri e sempre nella stessa direzione: riduzione dei salari e precarizzazione ulteriore del lavoro, questo non va bene. Serve la domanda interna, se tu continui a colpire i salari la domanda interna soffre e diventa un boomerang per le stesse imprese. A proposito di Sussidistan, i sussidi maggiori non necessari sono andati al mondo della medio-grande imprese, perché io continuo a ritenere inaccettabile la cancellazione dell’acconto irap in modo indiscriminato a tutte le imprese. Confindustria deve prendere atto che siamo in un’altra fase e che la linea licenziamenti-riduzione dei salari non è più accettabile”.