AgenPress. I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di La Spezia hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelari nei confronti di 11 indagati, amministratori di fatto o di diritto di numerose società nazionali ed estere, i quali ricorrevano a sofisticate tecniche evasive, utilizzando anche lo schermo di soggetti giuridici esteri e triangolazioni, al fine di conseguire illecitamente cospicui guadagni che garantissero loro un elevato tenore di vita e che potessero essere reinvestiti nel circuito legale dell’economia.
I gravi indizi di colpevolezza emersi a loro carico in ordine alla commissione dei reati contestati ed il persistente rischio di reiterazione delle condotte criminali hanno determinato il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di La Spezia, dottor Mario De Bellis, su richiesta del Pubblico Ministero, dottoressa Rossella Soffio e parere conforme del Procuratore Antonio Patrono, ad emanare il provvedimento, che si fonda sulle risultanze di complesse e articolate indagini eseguite dal pool di militari specializzati delle fiamme gialle spezzine.
Le indagini, avviate a seguito di un controllo di natura fiscale condotto nei confronti di un’impresa locale operante nel settore della cantieristica navale, hanno consentito di ricostruire dapprima un collaudato sistema di emissione “a richiesta” di fatture, a fronte di operazioni nella realtà non perfezionatesi, al solo fine di consentire ad altre imprese l’evasione d’imposta, potendo così avvalersi di costi non effettivamente sostenuti per abbattere il proprio reddito.
Di estrema valenza ed utilità investigativa è stata poi l’individuazione, in un anonimo appartamento residenziale del centro cittadino, di uffici amministrativi occulti in cui venivano pianificate le operazioni e gestito l’intero flusso documentale e finanziario di due imprese cd. “estero-vestite”, con sedi formalmente a Malta, e di altre imprese nazionali, tutte riconducibili di fatto ad un noto imprenditore spezzino.
Alcune di queste, pur in assenza della prescritta autorizzazione, erano in grado di fornire manodopera ad imprese terze e, a fronte di tale servizio, emettevano in accordo con i clienti fatture recanti un oggetto giuridico diverso che consentiva loro di maturare indebiti crediti d’imposta, nonché di evitare di farsi carico di oneri contributivi con riferimento ai dipendenti di cui si trovavano ad avere la piena ed effettiva disponibilità.
Le due società “maltesi” erano state create con la precipua finalità di trasferire ingenti capitali, in gran parte accumulati non versando le imposte, su conti esteri, operazione formalmente giustificata da fatture per operazioni inesistenti dalle medesime emesse nei confronti delle imprese nazionali.
Gli approfondimenti investigativi hanno altresì consentito di individuare una società lombarda, la cui sede è stata poi trasferita nello spezzino, operante nel settore della commercializzazione di metalli non ferrosi e con la quale risultavano essere intercorsi rapporti economici rivelatisi poi inesistenti; è stato infatti accertato il ruolo di cd. “cartiera” svolto da detta società che veniva fraudolentemente interposta tra il fornitore comunitario e gli acquirenti nazionali.
In tal modo, venivano conseguiti illeciti profitti, consistenti nell’ammontare dell’I.V.A. sottratta all’Erario, che confluivano su conti correnti di Paesi dell’Est Europa intestati ad una società estero-vestita appositamente costituita in Ungheria.
Da lì alcuni degli indagati provvedevano con cadenza mensile a prelevare ingenti somme di denaro contante frutto degli illeciti di natura tributaria – fino a 240.000 euro alla volta – ed a reintrodurle, quindi, nel territorio nazionale, attraverso una attività di “cash courier”, per poi ripartirle tra i correi.
Contestualmente agli arresti, è inoltre in corso il sequestro preventivo, anche nella forma “per equivalente” e fino alla concorrenza dell’imposta evasa, di disponibilità finanziarie, quote societarie, immobili, imbarcazioni ed autovetture sia nei confronti degli arrestati sia di altri imprenditori coinvolti nel disegno criminoso e pertanto già segnalati all’Autorità Giudiziaria.