AgenPress. Apprendiamo con estrema soddisfazione e commozione, dopo decenni di umiliazioni subìte come servitori di Stato invisibili, che la più alta Corte, che tutela ed interpreta la nostra magnifica Carta Costituzionale, si è pronunciata, su un quesito di per sé marginale, affermando quello che è il leit motiv della rivendicazione della categoria della magistratura onoraria: medesima è la funzione del giudicare, sia che si giudichi su materie di maggiore sia di minore impatto e ad ogni magistrato, anche onorario, devono essere garantite serenità, obiettività ed imparzialità del giudicare e ciò “si deve riflettere sul pubblico impiego”, dovendo in tal senso il Parlamento italiano, “inadempiente” nei confronti del Parlamento UE e della Commissione Europea su questo tema, intervenire con assoluta urgenza!
Alla magistratura onoraria, invero, è mancata la certezza della propria sopravvivenza, prestando servizio in condizione di assoluta precarietà, sia in ordine al proprio futuro sia in ordine alle proprie risorse economiche, legate al cottimo e alla “buona volontà” dei funzionari pagatori; è mancata la serenità per il continuo irradiamento di ordini e doveri, e il rifiuto pervicace di concedere anche gli elementari diritti, finanche, in epoca Covid, il diritto a contributi di sostegno economico degni di tale definizione, il diritto alla tutela ed assistenza in caso di malattia in genere, o di maternità o permessi.
Con la sentenza n. 267/2020 è stata tracciata la strada da cui non si può tornare più indietro: tutele giuslavoristiche, permanenza in servizio, giusta retribuzione.
Nessun progetto di legge depositato formalmente in Parlamento è ormai conforme alla linea chiarissima indicata dalle più alte Corti dei diritti e dunque non è idoneo ad evitare le conseguenze, già prossime a venire, della procedura di infrazione europea.
È evidente dunque, per rispondere al vice Ministro Ferraresi, che gli interventi immediati per “dare tranquillità alla magistratura onoraria” non potranno che attestarsi sulle linee tracciate dalle Alte Corti e svincolarsi da ogni limite di impiego, secondo impegni settimanali a discrezione dei capi degli uffici, da ogni demansionamento delle funzioni giurisdizionali nell’ufficio per il processo, da una denegata concessione di diritti assistenziali, contributivi, pensionistici.
Ma vi è di più.
Ribadendo l’inaccettabilità di qualsiasi proroga dello status quo evidenziamo che ogni soluzione che limiti l’impiego dei magistrati onorari in servizio, sulla cui formazione lo Stato ha già speso e garantito con le conferme pluriennali, si porrà in contrasto con i principi giuridici fondamentali dello Stato di diritto italiano ed europeo nonché con quelli di efficienza e buon andamento della pubblica amministrazione, pure di matrice costituzionale, mettendo a rischio il perseguimento degli obiettivi di cui al Recovery Fund, con gravi responsabilità politiche ed economiche di questo governo e del Ministro della Giustizia.