Scuola. Save the children, con il Covid rischio istruzione. Collasso educativo. Molti non sapranno leggere

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AgenPress – In un quarto dei paesi del mondo, l’educazione di centinaia di milioni di bambini rischia di collassare. Già prima della pandemia 258 milioni di bambini in tutto il mondo, un sesto della popolazione totale in età scolare, non avevano accesso all’istruzione e oggi si stima che 10-16 milioni di bambini rischiano di non tornare a scuola a causa delle conseguenze economiche del Covid-19. I motivi per un doppio rovesciamento delle condizioni di vita e di povertà i bambini sono costretti a lavorare o a sposarsi a 10, 12 anni.

Il futuro strappato dalla pandemia significa anche che 2030 il 20% dei giovani tra 14 e 24 anni e il 30% degli adulti non saranno in grado di leggere. Penalizzate le bambine.  e le ragazze sono ancora più penalizzate rispetto ai loro coetanei maschi. Sono, infatti, 9 milioni le bambine: 9 milioni non avranno un posto in classe.

Una condizione che si aggrava nei paesi a basso reddito: i paesi con sistemi educativi a “rischio estremo” – secondo l’indice redatto da Save the Children – sono la Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Somalia, Afghanistan, Sud Sudan, Sudan, Mali e Libia, seguiti da Siria e Yemen in “alto rischio”. Considerato l’alto numero di bambini che non ha accesso a un’istruzione di buona qualità si prevede che a livello globale, nel 2030, il 20% dei giovani tra 14 e 24 anni e il 30% degli adulti non saranno in grado di leggere.

Le bambine e le ragazze sono ancora più penalizzate rispetto ai loro coetanei maschi. Sono, infatti, 9 milioni le bambine che dovrebbero frequentare la scuola primaria ma che probabilmente non vi accederanno mai, rispetto ai 3 milioni di loro coetanei maschi2. Inoltre, più della metà dei 720 milioni di studenti delle scuole elementari, circa 382 milioni, hanno un livello d’istruzione molto basso, non vanno a scuola o sono al di sotto del livello minimo di competenza nella lettura3. Inoltre, a causa della pandemia di Covid-19 il numero di bambini il cui apprendimento è peggiorato potrebbe effettivamente aumentare di altri 72 milioni.

Un rischio che non risparmia neppure gli studenti in Italia dove le scuole ci sono, ma non tutti possono permettersela e che dopo un anno e mezzo di DAD, hanno fatto registrare una grave perdita di apprendimento, con una “dispersione implicita” che sale di 2,5 punti nella media nazionale, con importanti disparità territoriali e una drammatica ricaduta sul Mezzogiorno.

Qui si parla di “indispersione implicita”, ovvero che non si raggiungono livelli sufficienti sia in italiano che in matematica alla fine del percorso di istruzione. Una “indispersione implicita” altro termine che dovremo imparare in questa pandemia, è aumentata dal 7 al 9,5% su base nazionale. Il nodo è il divario sociale economico che il Covid ha fatto emergere in modo esponenziale. Nel Nord solo il 2,6% dei ‘diplomandi’ è risultato in dispersione implicita, al Centro l’8,8% e nel Mezzogiorno il 14,8. Al di la di numeri e percentuali si torna al punto di partenza, cioè agli adolescenti, gli studenti più grandi che hanno pagato e pagheranno questi 2 anni di più del calo di competenze, e sono anche quelli che hanno totalizzato il maggior numero di settimane in DAD.

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