AgenPress. Nel 2021, rileva l’Istat, la dinamica naturale e migratoria internazionale della popolazione straniera residente è ampiamente positiva, ma il saldo naturale degli stranieri residenti (positivo in tutte le regioni) è in calo rispetto al 2019 (-15,4%).
Gli stranieri risiedono prevalentemente in Italia settentrionale (59% del totale), ripartizione in cui si concentrano anche i cittadini italiani per acquisizione (66,5%).
Al Nord sono 132mila, con un’incidenza del 53,9% sul totale. Quasi un quarto degli stranieri sceglie come meta di destinazione il Mezzogiorno (57mila, 23,4%; +39% sul 2020) e oltre un quinto si dirige al Centro (55mila, 22,7%; +23%).
La Lombardia (47mila, 19% del totale) è la regione che in termini assoluti accoglie più iscrizioni di cittadini stranieri dall’estero, seguita dal Lazio e dall’Emilia-Romagna (entrambe 24mila, 10% del totale).
E’ al Centro-nord che preferibilmente gli stranieri eleggono la residenza. Nel Nord Italia si concentra il 59% della popolazione straniera (2 milioni 973mila).
Il Nord-ovest è l’area più attrattiva, accogliendo oltre un terzo dei cittadini di origine non italiana. Un quarto della popolazione straniera risiede nel Centro (24,7%; 1 milione 241mila unità) ed è più contenuta la presenza nel Sud e nelle Isole (rispettivamente l’11,6% e il 4,6%). Quasi un terzo della popolazione straniera risiede in comuni con oltre 100mila abitanti, il 12% in comuni con oltre 250mila abitanti. Significativa è la presenza di cittadini stranieri in comuni di media dimensione (da 5mila a 20mila abitanti, 27,5%), mentre nei piccoli comuni (fino a 5mila) risiede solamente il 12,3%.
Tra gli stranieri diminuiscono le nascite (-4,8% sul 2020) e aumentano i decessi (+8,6 %), comportamento demografico che sembra risentire ancora dell’impatto pandemico.
Le immigrazioni di cittadini stranieri sono in ripresa (+27% sul 2020) dopo il vistoso calo dovuto alla chiusura delle frontiere, ma non recuperano i livelli
pre-pandemici.
A livello nazionale il tasso di crescita naturale si attesta al 9,2‰ e varia dal +11,3‰ del Veneto al +5,3‰ della Sardegna. Il decremento della componente naturale si riscontra in modo marcato nelle province autonome di Bolzano/Bozen e Trento, che dal 2019 al 2021 passano entrambe dal 13‰ al 10‰; il calo meno evidente si registra in Sardegna (dal 5,5‰ al 5,3‰). Le nascite di bambini da genitori entrambi stranieri si concentrano nelle regioni dove non solo la presenza straniera è più diffusa e radicata, ma dove sono anche più avanzati i processi di integrazione: nel Nord-est (20,6% del totale delle nascite) e nel Nord-ovest (20,1%). L’Emilia-Romagna ha l’incidenza più alta di nati stranieri (24,0%), la Sardegna la più bassa (4,4%). Il tasso di natalità nel complesso della popolazione residente straniera è pari all’11,2‰. Il primato è detenuto dal Veneto (13,0‰), seguito dalla Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste e dall’Emilia-Romagna con il 12,9‰. In Sardegna si rileva il valore più basso (7,4‰).
Nel 2021 le acquisizioni di cittadinanza sono 121.457 (23,5‰ residenti; -7,8% rispetto al 2020). Si tratta prevalentemente di donne (il 50,7% in media nazionale), con differenze a livello regionale che vanno dal massimo della Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (il 55,5% di donne sul totale delle acquisizioni) all’Abruzzo dove si riscontra una maggiore presenza di uomini (solo il 46,6% di donne). Le acquisizioni di cittadinanza si sono registrate prevalentemente nel Nord-ovest (38,5%) dove la presenza straniera è più radicata, con la Lombardia a fare da traino con il 24,3% di acquisizioni sul totale nazionale. In rapporto alla popolazione i valori più elevati si riscontrano in Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (54,1‰ residenti) e nella provincia autonoma di Trento (52,8‰); mentre in Campania si registra il valore più basso (9,6‰).
Nell’ultimo triennio le regioni che hanno visto accrescere in modo lineare il numero di acquisizioni in rapporto alla popolazione sono state la provincia autonoma di Trento (che è passata dal 35,3‰ del 2019 al 52,8‰ del 2021) e l’Emilia-Romagna (dal 22,7‰ al 29,3‰), mentre valori decrescenti si riscontrano in Umbria (dal 31,5‰ al 23,1‰), in Abruzzo (dal 37,2‰ al 22,0‰) e in Puglia (dal 18,3‰ al 14,3‰).