AgenPress. Diamo l’Addio a uno dei poliziotti che ha fatto grande la storia delle Volanti della Questura di Roma. Fondatore e storico primo comandante del V Gruppo Volanti, nel 1975 realizzò una radicale riorganizzazione logistica e operativa del servizio di pronto intervento nella Capitale.
Ai funerali – che si terranno lunedì 17 ore 11 presso la chiesa di San Marco Evangelista in piazza Giuliani e Dalmati (zona Laurentina)- parteciperà anche una delegazione degli allievi dei Corsi dell’Accademia del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza tra cui Pierluigi Abeti, Piero Guadagno e Paolo Tiberti e del Reparto Volanti diretto dal dirigente Maurizio Improta.
Oggi voglio rendere omaggio all’amico, indimenticabile comandante e compagno di viaggio alle Volanti della Questura di Roma (peraltro mia prima assegnazione al termine dei corsi quadriennali in Accademia), promotore di un radicale cambiamento della organizzazione e gestione delle risorse che ancora oggi ci fanno tenere vivo lo spirito di servizio e di appartenenza al “Reparto Volanti”
Condivido quindi volentieri la richiesta di alcuni colleghi d’Accademia e del Reparto volanti, di ripercorrere il percorso avviato da Pietro Aparo in quegli anni difficili. Ricordo che Pietro Aparo allora Maggiore, riuscì innanzitutto a creare un forte spirito di squadra tra i poliziotti che hanno gestito gran parte degli eventi più critici avvenuti a Roma negli anni del terrorismo e della criminalità sanguinaria e che hanno scritto un pezzo di storia della cronaca romana.
Per rendere adeguato omaggio a Pietro dovrei ripercorrere centinaia di eventi come gli attentati terroristici con omicidi, stragi, sequestri, sabotaggi, dirottamenti.
Dovrei ricordare uno per uno gli uomini che hanno gestito il pronto intervento per la strage di via Fani e il sequestro di Aldo Moro, l’attacco alla sede regionale DC di piazza Nicosia, l’attentato a Giovanni Paolo II in piazza San Pietro, la strage all’aeroporto di Fiumicino, l’esplosione di un’autobomba ai Parioli, in via Ruggero Fauro e centinaia di altri atti criminali commessi durante gli anni di piombo come la rapina di autofinanziamento dei brigatisti in via dei Prati di Papa dove uccisero due agenti delle Volanti Giuseppe Scravaglieri e Rolando Lanari.
Mi tornano alla mente Piazza dei Caprettari, il pozzo di Vermicino che inghiottì Alfredino Rampi, la tragica e sanguinosa rapina dei NAR alla BNL in piazza Irnerio, le aggressioni di “Jack Lametta” così soprannominato dalla stampa perché aggrediva uomini e donne sfregiandoli con una lametta, i delitti commessi da Giuseppe Mastini detto Johnny lo Zingaro, la vendetta del canaro della Magliana.
Un flusso di memoria. Tante storie a volte di disperazione e tristezza gestite da quegli operatori delle Volanti custodi dei valori lasciati da Pietro caratterizzati da coraggio, etica, umanità e con un grande esemplare spirito di squadra.
Una squadra solida e compatta unita da un sentimento di appartenenza forte, non scalfibile dal tempo e dagli avvenimenti. Un modello di riferimento per il successo. Tutti legati da un filo conduttore: il reciproco rispetto e la stessa unità d’intenti nel Servire le persone in difficoltà anche a costo di sacrificare i propri diritti e quelli delle proprie famiglie.
Grazie Pietro per averci lasciato questo patrimonio di valori. Addio riposa in pace.
E a proposito di eredità di valori lasciati da Pietro Aparo rendo noti alcuni passaggi della lettera a Pietro, scritta nel 2016 dal compianto collega Angelo Lo Scalzo.
“Ho conosciuto Pietro Aparo nel 1967, in Accademia, allorquando, (io frequentavo il III corso), Egli venne designato Comandante di compagnia del IV Corso.(…) Pietro Aparo, adottando per la sua compagnia, un’azione di comando, davvero rivoluzionaria per il luogo e per l’epoca, introdusse il sistema della condivisione, attraverso il metodo che comprendeva il motivare, il coinvolgere nel progetto e, infine, l’orientare il giovane allievo, correttamente informandolo su come avrebbe potuto affrontare meglio il difficile futuro che avrebbe trovato nella vita reale una volta terminata l’Accademia.(…) Ho avuto il privilegio di incontrare ancora Pietro Aparo quando fu nominato Capo delle ristrutturande volanti della Questura di Roma (…) Fu un’esperienza affascinante ed indimenticabile.
Mettevamo in città più di 40 volanti nelle 24 ore e, basti sapere che ciascun nucleo (è vero che era ancora in vigore l’articolo 142 del Testo Unico) riusciva a fare più di 500 arresti al mese!!!!!
Grazie Pietro per averci mostrato con quale garbo si potevano affrontare le sfaccettature del nostro affascinante e delicato servizio. Grazie Pietro per averci insegnato come anteporre ad ogni scelta l’onestà, la fedeltà, la lealtà, la dignità.”
Aggiungo volentieri anche alcuni passaggi del commento del Collega Pierluigi Abeti alla lettera di Angelo Lo Scalzo.
“Ritengo straordinario che Angelo, frequentatore di un altro Corso, abbia colto e descritto con grande acume e precisione la “modernità rivoluzionaria” del metodo educativo adottato da Pietro e l’esemplarità della sua azione di comando (che lui ha sperimentato), tanto efficace quanto non sempre compresa da chi aveva abbracciato acriticamente il vecchio stile da lui citato. Ho vissuto con i miei compagni di corso quella speciale temperie, nell’ambito della già eccezionale atmosfera accademica voluta da Angelo Vicari e realizzata da Girolamo Quartuccio, e posso testimoniare l’incontestabile verità delle parole dell’amico Angelo. E aggiungere che il metodo di Pietro non è stato il prodotto di una studiata e teorica elaborazione. L’insieme dei suoi insegnamenti era la risultante di profonde convinzioni maturate, del suo naturale carisma, della sua vocazione a dare e trasmettere valori e conoscenza tramite la quotidiana espressione del suo modo di sentire e vivere il rapporto umano, lo spirito di servizio, la responsabilità. Responsabilità ch’egli sentiva in misura estrema verso il gruppo di giovani che, diventati uomini e comandanti a loro volta, avrebbero dovuto affrontare le mille difficoltà della professione. L’opera di Pietro è stata, al tempo stesso, la costruzione dell’edificio nel suo complesso e il cesello di ogni suo dettaglio. Egli ci ha fatto sentire, sempre, individui da preparare per finalità comuni (ma non solo quelle professionali…). Nessuno avrebbe potuto confondersi nel gruppo perché ciascuno aveva già un ruolo insostituibile sia nell’Istituzione che nella vita, ma ci ha fatto sperimentare anche la necessità e il potenziale della coesione e della solidarietà di reparto, fatto di uomini che nel pericolo possono affidarsi reciprocamente. Con Pietro abbiamo appreso la libertà di essere, sentire e persino i limiti sconosciuti delle nostre forze fisiche e morali. Ci siamo sentiti curati, amati, confortati e mai soli. Pietro aveva e ha ancora oggi, credetemi, tempo per ciascuno di noi (qui “noi” sta per tutti).”
L’omaggio degli operatori del Reparto volanti è stato espresso da Massimo Improta, dirigente dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico che ha assicurato la partecipazione ai funerali anche di una rappresentanza del Reparto Volanti.
Prefetto Francesco Tagliente