AgenPress. La morte accertata in mare di 1800 persone in meno di 8 mesi, 160 negli ultimi 4 giorni, nella fossa comune che è da decenni il Mediterraneo, è l’ennesimo risultato di una guerra in corso scatenata dall’UE contro i migranti.
Pur condividendo la proposta lanciata dalla segretaria del Pd Elly Schlein, di una missione europea congiunta di salvataggio garantito, una nuova Mare Nostrum, non solo italiana ma continentale, la riteniamo insufficiente.
Certo ogni vita salvata è un piccolo grande risultato ma cosa fare per fermare lo stillicidio che avviene tanto in mare quanto nei deserti libici, algerini e tunisini? Intanto vanno abrogati accordi e memorandum con i Paesi di transito che non garantiscono i più elementari diritti. Poi e immediatamente vanno realizzati canali di ingresso sicuri per chi vuole o è costretto ad entrare in Europa, per sfuggire a guerre, dittature, povertà ed effetti dei cambiamenti climatici.
Questa dovrebbe essere l’ossatura di un vero patto europeo per immigrazione e asilo, non la riproposizione di ricette proibizioniste come quella della Commissione europea, che confidano nei rimpatri, nell’esternalizzazione delle frontiere, nel far svolgere il “lavoro sporco” ai governi dei Paesi che si affacciano sulla sponda Sud del Mediterraneo.
L’emergenza non si chiama immigrazione, l’emergenza vera e strutturale è nelle condizioni economiche, politiche e sociali che si vivono nei Paesi di provenienza sempre più oppressi da politiche neo coloniali di cui vediamo oggi gli effetti nel Sahel. Basta ipocrisie. Il salvataggio è un dovere nell’immediato, il pensare a soluzioni sistemiche e con una strategia che impegni l’intera UE è un dovere storico, politico e non solo umanitario.
Scelte scomode forse, nell’imminenza delle elezioni europee, ma scelte urgenti che se non vengono fatte non danneggiano solo chi prova a partire ma gli stessi paesi di destinazione. Chi è realmente democratico e di sinistra, non antepone la difesa dei confini alla libertà di movimento e non può nemmeno cavarsela con il tentativo nobile, ma non risolutivo, di garantire il maggior numero di salvataggi.
Quello che deve cambiare è la politica nel Mediterraneo e verso il continente africano. Un tempo l’Italia aveva un’altra visione del proprio ruolo. Da troppi anni ha abdicato a tale opportunità e ora si deve agire in maniera radicalmente alternativa. Gli ingressi legali, per ricerca lavoro, sono l’unica vera alternativa ai racket dei trafficanti e a quelli speculari, di chi trae profitti dai sistemi di sicurezza e dalla vendita di armi a Paesi privi di democrazia reale. Svuotare gli arsenali, aprire i porti, abbattere i muri.
E quanto dichiarano Maurizio Acerbo, Segretario nazionale e Stefano Galieni, Responsabile immigrazione Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, Coordinamento Unione Popolare.