L’Ateneo ha inaugurato oggi l’Anno accademico 2023/24 alla presenza della direttrice generale del WTO, Ngozi Okonjo-Iweala, introdotta dal presidente Andrea Sironi. Le sfide globali e la necessità di formare nuovi talenti, studenti e ricercatori, la missione che l’Università affronta avendo come obiettivi l’inclusione e la sostenibilità. “Solo così”, dice il rettore Francesco Billari, “possiamo cambiare le vite delle persone e del mondo”
AgenPress. Un’Università pensata e sviluppata per coltivare talenti abituati a ragionare con un approccio multidisciplinare e analitico, che abbiano come faro la sostenibilità e l’inclusione. Talenti, siano essi studenti o ricercatori, in grado di lasciare la propria impronta positiva sul mondo contribuendo a vincere le sfide globali: da quelle innescate dai trend demografici, all’impatto della rivoluzione digitale, dalle crisi della democrazia, alla crescita sostenibile. Un’Università che è una comunità di 165mila membri tra studenti, professori, staff e alumni, che trae forza dalla propria diversità ed è costantemente impegnata ad aprirsi a nuovi apporti e contributi. Un’Università la cui strategia ha come obiettivo l’inclusione dei talenti e la sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
L’impegno dell’Università Bocconi su tutti questi fronti è stato al centro della cerimonia di inaugurazione dell’Anno accademico 2023/24, il 122° dell’Ateneo. La cerimonia ha visto l’intervento del presidente dell’Università, Andrea Sironi, del rettore Francesco Billari, della direttrice generale dell’Organizzazione mondiale per il commercio Ngozi Okonjo-Iweala, la prima donna e la prima africana a ricoprire la carica di direttore generale della WTO, e di Guerino Figlino rappresentante degli studenti nel Consiglio di amministrazione dell’ateneo.
“Missione dell’Università non sono solo lo sviluppo e la diffusione della conoscenza, ma anche la promozione della crescita economica e della mobilità sociale”, ha detto Sironi. “Formare i giovani e offrire loro opportunità è un importante fattore di crescita e di sviluppo del sistema economico e sociale. La riduzione delle disuguaglianze è anche il faro che guida Ngozi Okonjo-Iweala al WTO. L’istituzione del sistema commerciale multilaterale, oltre sette decenni fa, si basava sulla consapevolezza che l’interdipendenza e la cooperazione contribuiscono alla pace e alla prosperità condivisa. Più di recente, tuttavia, queste convinzioni sono state intaccate dalle incertezze e dai timori che la globalizzazione esponga i Paesi a rischi eccessivi. Per rendere le nostre economie più sicure, inclusive e sostenibili, la ri-globalizzazione è una soluzione molto più efficace alle sfide globali rispetto alla frammentazione, soprattutto se riusciremo a includere nel processo le economie in via di sviluppo con il giusto ambiente commerciale. La nostra Università è sempre stata una forte sostenitrice delle società aperte, delle economie aperte e del libero scambio”.
“Mentre in Italia siamo al minimo storico delle nascite, il mondo è pieno di giovani”, analizza il rettore Billari nella sua relazione. “Un solo numero: i 144 milioni di nati del 2012, a livello mondiale, saranno probabilmente la coorte di nascita più grande mai vista nella storia dell’umanità. Sono talenti che vanno aiutati a sbocciare perché è la generazione che dovrà affrontare le sfide globali di oggi e di domani. Con loro dobbiamo imparare a governare il cambiamento climatico e rispondere alla crisi di democrazia e pace che il mondo sta vivendo. Non solo la guerra di invasione della Russia nei confronti dell’Ucraina o, poco più in là, dall’altra parte del Mediterraneo, della riesplosione, a partire dai tremendi atti terroristici di Hamas, del mai risolto conflitto israelo-palestinese, ma delle tante guerre che si continuano a combattere in ogni angolo della terra (170 i conflitti in atto). L’impegno di Bocconi”, conclude il rettore, “è contribuire a cambiare le vite di tanti giovani, selezionati per merito e sostenuti in base alle condizioni economiche e sociali di provenienza, e attraverso di loro cambiare la traiettoria del mondo”.
Bocconi ascensore sociale per una comunità aperta
Per questo Bocconi non dimentica il proprio ruolo di ascensore sociale. Frequentare la Bocconi non deve, e non può, essere un privilegio, anche se tale istituzione, non profit e che aspira all’impatto globale, deve essere attenta all’equilibrio economico e al continuo miglioramento dell’esperienza universitaria, nella didattica, nella ricerca e nella vita del Campus, per tutta la propria comunità.
Al fine di garantire l’accesso a un’istruzione di qualità a tanti giovani indipendentemente dalle condizioni economiche e sociali di partenza, la Bocconi ha attivato – grazie ai suoi sostenitori, individui, aziende e fondazioni – borse di studio, esoneri e 19 fondi a sostegno delle studentesse e degli studenti. Grazie ai donatori e al contributo diretto dell’Università (che insieme rappresentano il 78% dei fondi destinati a sostenere gli studenti, il restante 22% proviene dai fondi regionali e statali del diritto allo studio) nell’anno accademico 2022/23 sono stati 4.236 le studentesse e gli studenti che hanno ricevuto un sostegno economico sotto forma di borse o agevolazioni, pari al 30,8% dell’intera comunità studentesca. In particolare, per il 10% delle nostre studentesse e dei nostri studenti iscritti nell’anno accademico 2022/23 il sostegno ha coperto l’intero contributo delle tasse universitarie. Per gli ammessi al programma “Una scelta possibile”, questo si è concretizzato anche in un’ulteriore borsa di studio e servizi aggiuntivi, tra i quali vitto e alloggio.
Oggi la Bocconi è una comunità composta da oltre 15.400 studentesse e studenti (di cui il 26% internazionali), a cui ogni anno per un semestre se ne aggiungono oltre 1.900 internazionali provenienti dalle 286 università partner; 424 membri della core faculty (25,2% internazionali), 717 membri dello staff e oltre 135 mila alumnae e alumni sparsi nel mondo.
L’inglese, lingua dell’inclusione
Il mondo globale e una comunità aperta richiedono sempre di più l’uso di una lingua franca che oggi è l’inglese. Così, l’offerta formativa della Bocconi punterà sempre di più su questa lingua. Dalle 32 classi in inglese sulle 53 totali delle tre scuole (universitaria, universitaria superiore e giurisprudenza), nel prossimo anno accademico si arriverà a 40 su 54 con didattica in inglese. Già oggi il 62% delle ore di didattica è in inglese e la proiezione, a parità di offerta formativa, è che tra tre anni, nel 2026/27, la didattica in inglese sarà il 73% del totale. Tuttavia, poiché l’insegnamento in inglese non deve essere di per se stesso motivo di esclusione, la Bocconi ha lanciato un nuovo programma di supporto per studentesse e studenti: quando gli studenti saranno ammessi per l’anno accademico 2024/25 in Bocconi (con test che non discriminano tra lingua italiana e inglese), se non raggiungono il livello di inglese richiesto per accedere ai corsi avranno accesso gratuitamente a un piano personalizzato di didattica online. Alla fine del percorso, potranno sostenere un test che certifichi il livello di conoscenza della lingua.
La ricerca d’impatto
Un’Università che ambisce a essere punto di riferimento come research university nelle scienze sociali deve saper sviluppare nuova conoscenza, oltre che trasmetterla. Su questo fronte, a parlare sono i numeri snocciolati dal rettore: Il numero cumulato di ERC grants vinti dal 2007, anno di istituzione dei grant finanziati dallo European Research Council, è 61. La Bocconi è prima in Italia in termini assoluti e prima in Europa nel settore SH1 (Individuals, Markets, Organizations) con 34 grant vinti. Complessivamente Bocconi ha ottenuto circa 87,5 milioni di finanziamenti (di cui 10,5 nell’ultimo bando) per i progetti di frontiera. Sempre a livello europeo la Bocconi ha ottenuto nel corso di quest’anno importanti finanziamenti anche nell’ambito di Innovative Health Initiative (IHI), una partnership pubblico-privato tra l’Unione europea e le industrie europee delle scienze della vita, mentre, a livello italiano, i ricercatori Bocconi sono stati premiati sia dal Fondo Italiano sulla Scienza (FIS), con oltre 2 milioni, che dai bandi PRIN e dal MIMIT, Ministero delle imprese e del made in Italy. Nell’ultimo anno, 58 progetti PRIN hanno ricevuto un finanziamento, per un totale di 4 milioni di euro.
Sul fronte del network creato insieme ai propri partner, la connessione tra ricerca d’impatto e insegnamento è rappresentata dalle cattedre intitolate: cinque le cattedre inaugurate o che saranno inaugurate nel corso di quest’anno, che rappresentano l’ulteriore impegno per il rafforzamento delle competenze della Bocconi nei campi delle scienze comportamentali, della computer science, ma anche dei tradizionali studi europei, sui quali, peraltro, proprio quest’anno ha avviato la propria attività l’Institute for European Policy making @ Bocconi University, presentato lo scorso dicembre alla presenza del Presidente della Repubblica Mattarella e della Presidente della Commissione europea von der Leyen.
L’impatto sul territorio
Partendo dal proprio campus, che ha fatto della sostenibilità la propria parola d’ordine (un dato su tutti: secondo le previsioni, la Bocconi dovrebbe raggiungere la carbon neutrality entro il 2025), l’Università si impegna per un impatto positivo continuo sul territorio. Ne sono esempio le nuove iniziative legate all’inclusione lanciate quest’anno: il progetto ‘A scuola di inclusione’ (dedicato alle ragazze e ai ragazzi delle scuole superiori), realizzato nell’ambito delle attività del prorettorato alla Diversità, Inclusione e Sostenibilità dell’Università, e il Social Inclusion Lab, nato nell’ambito del progetto MUSA per promuovere l’inclusione sociale attraverso una ricerca rigorosa e innovativa che affronta sfide concrete per avere un impatto sulle comunità locali.
Ma ne è esempio anche l’impegno verso l’imprenditorialità, attraverso le attività dell’acceleratore B4i – Bocconi for Innovation, che in quattro anni di attività ha supportato 465 imprenditori di 156 startup, e l’impegno per dare un contributo d’impatto verso tutto l’ecosistema delle aziende e delle istituzioni, grazie alla formazione specializzata fornita da SDA Bococni School of Management. La Scuola, che i principali ranking internazionali posizionano nella top five europea (quarta in Europa nel ranking Financial Times delle Business School Europee e in terza posizione con il suo MBA), è una delle 122 Business School al mondo (su più di12.000 censite) ad avere la qualifica di Triple Crown, ovvero ad avere ottenuto le tre più importanti certificazioni nel mondo della business education. Ogni anno 12.000 manager, imprenditori e dipendenti della pubblica amministrazione e delle istituzioni frequentano un programma nella Scuola. Programmi che per il 40% sono erogati in inglese e rivolti ad una platea internazionale.