AgenPress. “È urgente pensare a un’educazione affettiva capace di prevenire l’istinto di sopraffazione che è il principale motore di tragici episodi come quello di Giulia Cecchettin. La base da cui muovere resta la famiglia, primo nucleo dove si apprendono quei modelli che mi sembra siano giorno dopo giorno sempre più indeboliti”.
Così Stefano Bandecchi, sindaco di Terni e leader di Alternativa Popolare.
Non sono solo i giovani i responsabili di questa grande scia di violenza ai danni delle donne. Tuttavia, non possiamo ignorare come troppi episodi di cronaca – pensiamo ai fatti di Palermo quest’estate – riguardino le nuove generazioni, drammaticamente disabituate al rispetto dell’altro e soprattutto al pagare le conseguenze delle proprie azioni.
L’iper protezione offerta da alcuni genitori – basti pensare che se oggi un figlio viene bocciato la colpa viene data ai professori – danneggia non solo i ragazzi ma fa male a tutta la nostra società che sempre più spesso deve fare i conti con ‘i bravi ragazzi’ che si tramutano in bestie.
Servono famiglie che sappiano dire no e insegnino ai ragazzi a essere uomini, a trattare le donne come si deve, con rispetto, e a gestire la frustrazione di un no, di un fallimento.
Io sono stato educato che le donne vanno rispettate nel loro sì e nei loro no. Le donne vanno protette e questa cosa me l’ha insegnata mia mamma.
Anziché continuare a strumentalizzare una tragedia simile come è stato fatto questi giorni, è bene che si rifletta anche sul quanto gli attuali modelli educativi siano viziati: eccessiva indulgenza, permissivismo e lassismo, tutti errori imperdonabili che disabituano il giovane all’errore e al senso del limite”, conclude Bandecchi.