Cassazione. Il saluto romano è reato solo quando c’è un pericolo di ordine pubblico. Applicare legge Scelba

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AgenPress – “Il saluto fascista rientra nel perimetro punitivo della ‘legge Mancino’ quando realizza un pericolo concreto per l’ordine pubblico”.

Ad affermarlo è il procuratore generale della Corte di Cassazione, Pietro Gaeta. “Il saluto fascista rientra nel perimetro punitivo della “legge Mancino” quando realizza un pericolo concreto per l’ordine pubblico”, ha scandito davanti alle Sezioni Unite, chiamate ad esprimere un parere sui ricorsi presentati da alcuni attivisti di estrema destra, che diversi anni fa avevano fatto il saluto romano nel corso di una commemorazione a Milano, ed erano stati per questo imputati.

Per il saluto romano va contestata la legge Scelba sull’apologia del fascismo e in particolare l’articolo 5 che recita: “Chiunque, partecipando a pubbliche riunioni, compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste è punito con la pena della reclusione sino a tre anni e con la multa da duecentomila a cinquecentomila lire. Il giudice, nel pronunciare la condanna, può disporre la privazione dei diritti previsti nell’articolo 28, comma secondo, numeri 1 e 2, del codice penale per un periodo di cinque anni”. 

Gaeta si è espresso anche sui fatti dello scorso 7 gennaio, precisando che “Acca Larentia con 5 mila persone è una cosa diversa di quattro nostalgici che si vedono davanti ad una lapide di un cimitero di provincia ed uno di loro alza il braccio”.

“Bisogna distinguere la finalità commemorativa con il potenziale pericolo per l’ordine pubblico. La nostra democrazia giudiziaria è forte e sa distinguere. È ovvio che il saluto fascista sia una offesa alla sensibilità individuale. Diventa reato quando realizza un pericolo concreto per l’ordine pubblico. Non possiamo avere sentenze a macchia di leopardo in cui lo stesso gruppo viene assolto da un tribunale e condannato da un altro”.

 

 

E’ quanto ha sostenuto, in sostanza, l’avvocato generale e pg di Cassazione, Pietro Gaeta nel corso del suo intervento davanti alle Sezioni Unite della Suprema Corte chiamate ad affrontare la questione dopo che la prima sezione penale ha trasmesso, nel settembre scorso, atti al fine di sciogliere un nodo interpretativo sul saluto fascista.

Il rappresentante della procura generale della Cassazione, che ha chiesto di confermare la sentenza della Corte d’Appello di Milano che ha condannato alcuni alcuni esponenti di un movimento di estrema destra che aveva fatto il saluto fascista durante una commemorazione, ha aggiunto che “Acca Larentia con 5 mila persone è una cosa diversa di quattro nostalgici che si vedono davanti ad una lapide di un cimitero di provincia ed uno di loro alza il braccio – ha affermato Gaeta – Bisogna distinguere la finalità commemorativa con il potenziale pericolo per l’ordine pubblico. La nostra democrazia giudiziaria è forte e sa distinguere. E’ ovvio che il saluto fascista sia una offesa alla sensibilità individuale” ma diventa reato “quando realizza un pericolo concreto per l’ordine pubblico. Non possiamo avere sentenze a macchia di leopardo in cui lo stesso gruppo viene assolto da un tribunale e condannato da un altro”.

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