Reggio Emilia. Detenuto tunisino incappucciato e picchiato da agenti penitenziari. Pestaggio ripreso dalle telecamere

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AgenPress –  Il video mostra quasi 10 minuti di un pestaggio subito da un 40enne detenuto tunisino, il 3 aprile scorso, in un corridoio di un carcere italiano, l’istituto di Reggio Emilia. L’episodio è documentato dai video delle telecamere interne, finiti agli atti dell’inchiesta chiusa dalla Procura reggiana a carico di 10 agenti, otto accusati di tortura.

Il pestaggio è avvenuto in due fasi: prima nel corridoio, poi sulla porta della cella. Qualcosa di “brutale, feroce e assolutamente sproporzionato rispetto al comportamento del detenuto”, aveva scritto il Gip Luca Ramponi che a luglio ha emesso un’ordinanza di interdizione dal servizio per 10 indagati.

Il detenuto era appena uscito dalla stanza del direttore, dopo aver avuto una sanzione di isolamento per condotte che avevano violato il regolamento. Mentre si dirigeva verso le celle, le telecamere riprendono come sia stato incappucciato, sgambettato e poi colpito mentre è a terra. L’uomo viene sollevato a mezz’aria, quindi denudato, prima di essere condotto verso la cella e nuovamente percosso. Sarebbe rimasto lì per oltre un’ora, nonostante le richieste di aiuto.

A quel punto, secondo quanto ricostruito, il tunisino avrebbe rotto il lavandino della cella per cercare di attirare l’attenzione, cominciando a ferirsi coi cocci: le immagini mostrano il corridoio davanti alla cella che si allaga di sangue. Dopo circa un’ora sono intervenuti un medico e un altro detenuto a soccorrerlo.

“Sono immagini agghiaccianti e inaccettabili – ha commentato Luca Sebastiani, avvocato del detenuto – una violenza gratuita contro un uomo solo, privato della libertà, incappucciato, ammanettato e a terra. Ci tengo a sottolineare il lavoro della Procura di Reggio Emilia, che con la dovuta tempestività e determinazione ha svolto le indagini ed estrapolato quanto ripreso dalle telecamere interne, che altrimenti avremmo perso”.

Misura poi revocata per uno degli indagati, assistito dall’avvocato Sinuhe Curcuraci. L’agente 26enne è stato l’unico a rispondere alle domande del giudice, mentre tutti gli altri indagati sentiti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Il poliziotto aveva dichiarato che “il detenuto si fosse procurato le lesioni da solo, in un altro momento” e aveva fatto notare che nel filmato delle telecamere di sorveglianza “teneva fermo delicatamente il detenuto per un minuto su un totale di mezzora di filmato, senza fare nulla e che in quel momento nessun altro lo avesse colpito”.

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