Abusivismo bancario, falso in bilancio, corruzione tra privati e abusiva attività di mediazione creditizia. 25 indagati, di cui 4 società

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AgenPress. All’esito di una complessa ed articolata attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica finalizzata alla tutela del risparmio, i Finanzieri del Nucleo Speciale Polizia Valutaria, che hanno proceduto alle indagini, hanno notificato, su delega dell’Ufficio, l’avviso di conclusione delle indagini preliminari del procedimento penale a 25 indagati,  di cui 21 persone fisiche e 4 società (DIRECTA SOCIETÀ D’INTERMEDIAZIONE MOBILIARE s.p.a. con sede legale in Torino, ARGOS CORPORATE FINANCE s.r.l. con sede legale in Milano, FRAMAT s.r.l. con sede legale in Trento e GT ADVISORY s.r.l. con sede legale in Roma), tra le quali la prima è una SIM quotata sul mercato Euronext Growth Milan gestito da Borsa Italiana, per i reati di abusivismo bancario, falso in bilancio, corruzione tra privati e abusiva attività di mediazione creditizia.

L’indagine, nel cui ambito a suo tempo sono state svolte anche delle perquisizioni a carico di alcune società coinvolte, ha tratto origine da informazioni acquisite dalla Polizia Giudiziaria nell’ambito di accertamenti finalizzati alla prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio e da un’ispezione condotta nei confronti della SIM da parte della Banca d’Italia.

In particolare, dal 2019 al 2023, la SIM avrebbe custodito e amministrato ingenti somme di denaro (circa € 300 milioni l’anno), affidatele dalla propria clientela istituzionale (bancaria e corporate), per finanziare altri istituti di credito in gravi difficoltà finanziarie, i quali avrebbero riconosciuto alla SIM tassi di interesse superiori (in media il 2%) a quelli che quest’ultima corrispondeva ai propri depositanti.

Tale attività sarebbe stata svolta abusivamente, senza rispettare il prescritto vincolo di accessorietà, in quanto la SIM avrebbe dovuto utilizzare tali somme esclusivamente per l’esecuzione di ordini di negoziazione di strumenti finanziari, in realtà mai avvenuta.

Inoltre, nei bilanci degli anni 2019-2022 sarebbe stata omessa da parte della SIM l’indicazione dei rischi di credito, liquidità e tasso d’interesse correlati allo svolgimento di tale attività di deposito della liquidità di terzi, fornendo valori dei coefficienti patrimoniali di vigilanza superiori a quelli reali e ai minimi regolamentari.

Da ultimo, l’attività sarebbe stata gestita dal co-amministratore delegato della SIM che avrebbe individuato i clienti istituzionali e i soggetti presso cui sub-depositare i fondi in custodia attraverso quattro segnalatori di pregi che avrebbero percepito compensi elevati in ragione delle somme depositate (€ 1,5 mln l’anno). I citati segnalatori, in virtù di un accordo corruttivo con il co-amministratore, avrebbero poi impiegato parte dei compensi ricevuti dalla SIM per il pagamento di fittizie consulenze, pari a circa 700 mila euro l’anno, fornite a due società riconducibili al predetto oppure per retrocessioni in contanti allo stesso.

Due dei suddetti segnalatori avrebbero in realtà svolto attività riconducibili a quelle proprie dei mediatori creditizi in assenza della prescritta iscrizione all’albo tenuto dall’Organismo Agenti e Mediatori (OAM); peraltro, uno di questi è stato anche denunciato con l’ipotesi di essersi sottratto in maniera fraudolenta al pagamento delle imposte. Avrebbe, infatti, ricevuto gli ingenti pagamenti della SIM su un conto corrente estero e utilizzato tale provvista per l’effettuazione di giroconti su altri rapporti esteri, di pagamenti di spese personali e di prelievi in contanti.

 

 

 

 

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