Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, partecipa alla presentazione degli interventi del Governo per lo sviluppo delle Marche

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AgenPress. Saluto il Presidente Acquaroli, saluto tutte le Autorità, saluto i Sindaci, i rappresentanti delle categorie economiche e produttive, grazie della vostra presenza. Saluto il Ministro Salvini, che era – come vi ha detto – collegato da Roma per impegni collegati sempre al lavoro del Governo, al lavoro del suo Ministero. Saluto e ringrazio il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al quale però vi chiedo di fare anche un grande applauso perché oggi è il suo compleanno. Auguri Antonio! E ovviamente saluto tutti quanti voi per la partecipazione a questa iniziativa.

Il Ministro Tajani, il Ministro Salvini ed il Presidente Acquaroli hanno già raccontato parte del lavoro che il Governo riserva, ha riservato a questo territorio molto importante, dell’impegno corale che stiamo portando avanti per sostenere lo sviluppo di questa Regione, per valorizzare i suoi punti di forza, che è dal mio punto di vista una questione strategica. È strategica non solamente per le Marche, è strategica per l’Italia nel suo complesso, perché le Marche sono da sempre un territorio che si è caratterizzato per essere particolarmente dinamico. È una Regione a fortissima vocazione manifatturiera ed esportatrice, come diceva Antonio, che trae forza e vigore dal suo tessuto produttivo, fatto in gran parte da piccole e medie imprese. Le aziende marchigiane sono conosciute in Italia, sono conosciute nel mondo per l’eccellenza e la qualità dei loro prodotti. In buona sostanza senza le Marche il Made in Italy, in Italia e nel mondo non sarebbe quello che noi conosciamo. Perché in questo territorio si realizzano molti dei prodotti che hanno conquistato i mercati internazionali, che ci rendono ammirati, che ci rendono apprezzati. Vale particolarmente per quei settori come calzature, moda, arredamento, meccanica, cantieristica – per fare alcuni esempi -, che sono il frutto di un patrimonio antico, di una capacità di mettere insieme, di conciliare tradizione e modernità, e che sono anche il risultato di storie e generazioni che hanno trovato casa nei borghi e nelle città, che raccontano in buona sostanza un pezzo fondamentale della nostra identità. In quello che produciamo è racchiuso un pezzo della nostra identità. È la ragione per la quale – siamo onesti, signori – per quanto tanti tentino disperatamente, è impossibile copiare un prodotto del Made in Italy italiano, ed è impossibile farlo perché se alla base non c’è l’identità italiana il prodotto non si può copiare. Vale anche, e ovviamente, soprattutto per un territorio come le Marche dove questa sintesi tra tradizione e innovazione è da sempre il motore dell’occupazione, il motore dello sviluppo, il motore degli investimenti, il motore dell’export.

Allora la domanda che noi ci siamo posti fin dall’inizio è stata: come possiamo aiutare questi territori a fare ancora di più, a fare ancora meglio? Come possiamo liberare l’eventuale potenziale inespresso? Come possiamo mettere queste aziende, questi territori, queste questi cittadini nella condizione di poter competere avendo tutti gli strumenti adeguati per poterlo fare? La risposta a quella domanda era abbastanza scontata. Andare al cuore di quei problemi strutturali che questo territorio si porta dietro da diversi anni, che per diversi anni non si era avuto il coraggio di affrontare concretamente.

La questione centrale – è stata ricordata dal Presidente Acquaroli, è stato ricordata dal Ministro Salvini, anche da Antonio Tajani – è la questione del deficit infrastrutturale, perché questa Regione vive un paradosso incredibile, cioè il paradosso di trovarsi al centro del nostro stivale, di trovarsi al centro dell’Italia e di essere una Regione allo stesso tempo difficilmente raggiungibile. E noi sappiamo bene che, quando un territorio non ha le infrastrutture delle quali ha bisogno, allora banalmente non è nella condizione di competere ad armi pari e quindi di creare lavoro, di creare ricchezza, di creare opportunità, di poter esprimere al massimo il suo valore.

Questa Regione deve anche fare i conti con una difficoltà ulteriore che nasce dalla conformazione stessa del territorio, dal sistema infrastrutturale, che finora ha caratterizzato quel territorio. Mi riferisco a quel sistema a pettine che parte dall’autostrada A14 e poi si sviluppa verso l’entroterra dividendo di fatto per quadranti la Regione, senza però avere una corrispondente infrastruttura capace di connettere velocemente le aree interne e le diverse valli marchigiane.

E allora quando ci siamo insediati – e da prima, Presidente Acquaroli – ci siamo messi al lavoro per prendere in mano quei dossier che per troppo tempo non erano stati una priorità, a partire proprio dalla Pedemontana delle Marche, un’infrastruttura fondamentale che vedrà, non solo lo sviluppo verso sud, ma anche verso nord. È un sogno che diventa realtà: noi più tardi saremo all’avvio del cantiere con il Presidente Acquaroli.

Abbiamo lavorato per sbloccare opere rimaste ferme per decenni. Citava il Presidente Acquaroli la Galleria della Guinza, uno snodo centrale della Fano-Grosseto, la famosa Superstrada dei due Mari, pensata per collegare Adriatico e Tirreno. Perché noi dobbiamo sempre ricordarci che in questa Nazione non esiste solo il divario tra il nord e il sud, esiste anche un altro divario, che è il divario tra la costa adriatica e la costa tirrenica, che va sanato e va ricostruito. Cinque anni fa quando andammo sul posto, Presidente Acquaroli, la Guinza era una delle grandi incompiute d’Italia. Oggi abbiamo sbloccato quel cantiere, finanziato la progettazione della seconda canna della galleria.

Mi viene in mente anche il cosiddetto “ultimo miglio”, la bretella di collegamento tra la A14 e il porto di Ancona, un’opera anche qui molto importante per la competitività, per lo sviluppo economico delle Marche, un’opera che i marchigiani aspettavano da credo 30-40 anni. Ora finalmente vedrà la luce. Il cantiere è stato avviato nelle scorse settimane.

Penso alla Salaria, infrastruttura che – come sapete – collega Lazio, Umbria, Marche, rappresenta l’asse viario fondamentale dell’Appennino centrale, dei territori che si trovano nel cratere sismico del 2016. Noi abbiamo finalmente riconosciuto la strategicità di questa infrastruttura, l’abbiamo rimessa al centro delle priorità del Governo prevedendo un piano da oltre due miliardi e duecento milioni di euro per il suo ammodernamento, per il suo potenziamento.

E poi l’aeroporto, altra grande sfida. Oggi l’aeroporto delle Marche segna il record di passeggeri, un aeroporto sul quale il Governo insieme alla Regione sta investendo,
soprattutto per la continuità territoriale. Così come considero fondamentale l’impegno per l’alta velocità ferroviaria sulla dorsale adriatica. Anche qui progetto decisivo, abbiamo recentemente nominato il Commissario straordinario, siamo determinati anche qui ad andare avanti per aggiungere anche questo tassello a quello che, come vedete, è alla fine un mosaico.

E del resto le infrastrutture rappresentavano anche uno dei pilastri dell’Accordo di coesione che siamo insieme abbiamo firmato con il Presidente Acquaroli alla fine del 2023 che mobilita oltre 530 milioni di euro per rendere più competitivo il sistema produttivo economico della Regione Marche. Interventi e risorse che non hanno precedenti, che oggi chiaramente abbiamo la responsabilità di mettere a terra, di mettere a terra velocemente, per dare risposte alle famiglie, alle imprese di questo territorio, per gettare le basi per uno sviluppo che sia stabile, che sia duraturo, che sia all’altezza dell’operosità della gente che abita questa regione, garantire occupazione di qualità, costruire strumenti capaci di moltiplicare gli investimenti.

E arriviamo al tema per cui siamo qui oggi, perché noi siamo qui oggi per compiere insieme un altro passo avanti in questo cammino, consapevoli del fatto che chiaramente viviamo in una fase particolarmente complessa della storia recente, mutamenti che stanno modificando in profondità gli equilibri tra le Nazioni, che hanno un impatto diretto sulla vita dei cittadini. Sono mutamenti che noi possiamo affrontare solo se saremo capaci di un’accelerazione di quei processi di innovazione, di ammodernamento del tessuto istituzionale, del tessuto produttivo, che per troppo tempo in Italia invece si sono scontrati con ostacoli, freni, vecchie prassi, cattive abitudini.

E allora noi abbiamo scelto di dare a questo territorio e alla sua innata vocazione produttiva, alla sua gloriosa tradizione industriale e artigianale, un’opportunità in più. Il Consiglio dei Ministri di oggi – delle ore 15 se non vado errata – approverà la norma che consente di allargare la Zona Economica Speciale anche alla Regione Marche e alla Regione Umbria. Siete contenti? Chiaramente voi sapete che la Zona Economica Speciale è uno strumento che sta dando straordinari risultati. Noi siamo riusciti a ottenere in una lunga contrattazione con la Commissione europea che, in sostituzione delle piccole Zone Economiche Speciali che c’erano soprattutto nel territorio del Mezzogiorno, ci fosse un’unica Zona Economica Speciale in tutte le regioni del Mezzogiorno. Sta dando risultati estremamente importanti, ma noi vogliamo allargare la Zona Economica Speciale alle Regioni qualificate dalle regole europee come “Regioni in transizione”.  Questo vale per le Marche, vale per l’Umbria, ho chiamato stamattina anche la Presidente Proietti che pure era molto contenta di conoscere questa notizia.

Voi sapete che la ZES è uno strumento molto efficace per attrarre investimenti, molto efficace per aiutare chi investe, chi crea lavoro, chi produce. Consente di avere una autorizzazione unica per chi investe, vantaggi fiscali come soprattutto il credito d’imposta.  È sostenuta da una governance unitaria e coordinata che garantisce velocità e permette di valorizzare le specificità territoriali, massimizzare l’efficacia delle altre risorse che si mettono a disposizione – penso al PNRR, penso ai Fondi di coesione. Estendere questo meccanismo anche alle Marche e all’Umbria – e penso che dobbiamo ringraziare anche se non è qui il Ministro competente, Tommaso Foti, che si è occupato di questo dossier trattando con la Commissione europea – ci permette di completare il disegno che abbiamo avviato lo scorso anno che, come dicevo, si è rivelato particolarmente vincente.

Dall’entrata in vigore della Zona Economica Speciale unica a oggi, cioè dal 1° gennaio del 2024, sono state già rilasciate oltre 700 autorizzazioni uniche che hanno sbloccato investimenti strategici imponenti. Non uso le stime mie, uso quelle di The European House Ambrosetti, che sono state ricordate qualche giorno fa dal Presidente di Confindustria Orsini, secondo i quali il giro d’affari diretto, indiretto e indotto, generato dagli investimenti in ambito ZES è di 26,7 miliardi di euro, cioè un moltiplicatore di 2,6. Significa che ogni euro che si investe con la Zona Economica Speciale, quell’euro ne produce un euro virgola sei in più. E sempre, secondo Ambrosetti, l’impatto sull’occupazione è stato altrettanto incisivo, con 35.000 nuovi posti di lavoro che sono stati generati finora. Ecco perché abbiamo lavorato per potenziare, rafforzare, estendere questa strategia alle altre Regioni in transizione, offrendo uno strumento innovativo, efficiente per attrarre nuovi capitali, per creare crescita, per creare occupazione.

Sono certa, conoscendo bene questo territorio, che i marchigiani con la loro creatività, con il loro dinamismo, con la loro intraprendenza, sapranno utilizzare al meglio le potenzialità che sono offerte da questo nuovo strumento. Ne sono convinta perché sono stati ricordati tanti grandi uomini qui oggi che sono marchigiani, che hanno fatto la storia delle Marche ma anche la storia dell’Italia, uomini, donne con una visione che hanno scommesso dove altri non avevano avuto il coraggio di scommettere. Questa è un po’ la cifra di questo territorio, la capacità di gettare il cuore oltre l’ostacolo, la capacità di avere una creativa e visionaria concretezza.

Uno di quegli uomini voi sapete che oggi è un simbolo con il quale il Governo mette in campo forse la sua principale strategia di politica estera, la sua proiezione sul Mediterraneo, perché noi stiamo cercando di restituire a questa Nazione anche una capacità di fare strategia, di scegliere dove vuole stare, di scegliere cosa vuole rappresentare nel mondo, di perseguire quella strategia. Quell’uomo era, come sapete, Enrico Mattei. Enrico Mattei diceva che “l’ingegno è vedere possibilità dove gli altri non ne vedono”. Io credo che questo sia un insegnamento straordinario, vuol dire essere lucidi, certo, ma vuol dire anche che bisogna avere il coraggio, l’orgoglio per guardare oltre i limiti che gli altri vorrebbero importi.

Questa è una Regione che quel lavoro sa farlo, ma è anche una Regione che sa di poter contare sul Governo nazionale.

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