Gaza. Aodi (Co-mai-Umem): “Sentimenti di gioia per la tanto attesa tregua, arrivata dopo 737 giorni”

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AgenPress. Dopo 737 giorni di conflitto in Medio Oriente, a Gaza è scattata una tregua importante. Le prime ore hanno visto il ritorno degli ostaggi, con i primi 7 già liberati e gli altri 13 in via di liberazione, ma soprattutto il progressivo ritiro delle truppe israeliane e l’avvio di un percorso politico nato a Sharm el-Sheikh, mentre mezzo milione di sfollati è già tornato tra le macerie di Gaza City. I camion degli aiuti hanno varcato i valichi, presi d’assalto da una popolazione allo stremo, privata per mesi di pane, acqua e cure mediche.

L’Associazione Medici di Origine Straniera in Italia (AMSI), l’Unione Medica Euromediterranea (UMEM), la Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai) e il Movimento Internazionale Uniti per Unire, insieme all’AISC NEWS – Agenzia Britannica Internazionale Informazione Senza Confini – accolgono con speranza la tregua, ma avvertono: la vera pace si misura sul diritto alla salute.

Aodi: “La salute dei bambini e dei civili è la prima prova della pace”

«Accogliamo questa tregua come un’opportunità storica, ma chiediamo che sia applicata senza ambiguità. Non basta fermare le armi: bisogna aprire corridoi sanitari protetti, inviare delegazioni di medici e infermieri, allestire ospedali mobili, garantire vaccinazioni e cure per i bambini, trasferire i feriti gravi negli ospedali europei» – dichiara il Presidente Amsi Prof. Foad Aodi, medico fisiatra, docente all’Università di Tor Vergata, giornalista internazionale ed esperto di salute globale, membro del Registro Esperti FNOMCeO e per quattro volte Consigliere dell’Ordine dei Medici di Roma.

La missione resta difendere la salute globale, i diritti umani e la cooperazione euromediterranea.

«Il 95% degli ospedali a Gaza è distrutto o fuori uso – ricorda –. I nostri colleghi operano da mesi senza riposo, spesso senza elettricità né farmaci, mentre interi reparti pediatrici sono stati cancellati dalle bombe. La pace non può prescindere dal diritto universale alla salute».

Gaza tra macerie, ospedali distrutti e malattie in crescita

Le immagini di queste ore raccontano una città fantasma: 300.000 unità abitative distrutte, oltre 1,5 milioni di persone senza casa, famiglie che tornano a piedi da Khan Yunis fino a Gaza City per 15 chilometri, spesso senza più un tetto.

Le macerie nascondono ancora centinaia di corpi. Le strade Rashid e Salah al-Din vengono riaperte a fatica dalle ruspe. La mancanza di acqua potabile e di fognature funzionanti alimenta il rischio di epidemie di colera, dissenteria e infezioni respiratorie, mentre migliaia di malati cronici non hanno più accesso a terapie salvavita.

Le autorità sanitarie locali denunciano che almeno 177.000 feriti hanno bisogno di cure immediate, tra cui 5.500 bambini che devono essere trasferiti all’estero per interventi urgenti oltre servono più di 10 mila protesi per gli arti amputati.

Professionisti sanitari, giornalisti e civili tra le vittime

Il bilancio dei due anni di guerra è devastante: oltre 67.000 vite spezzate, di cui almeno 20.000 bambini. Tra le vittime si contano anche 1.670 professionisti sanitari caduti in servizio, medici e infermieri che hanno continuato a lavorare sotto i bombardamenti, e 268 giornalisti che hanno perso la vita documentando la tragedia.

A Gaza si contano già decine di migliaia di orfani, un’intera generazione che cresce senza famiglia e senza scuola. Le università e gli istituti scolastici sono chiusi da quasi due anni: più di 600 edifici scolastici sono stati colpiti o danneggiati.

Le indagini dei medici e giornalisti Umem-Uniti per Unire

Ospedali e sanità al collasso
Migliaia di feriti restano senza cure adeguate, mentre mancano medicinali, sale operatorie funzionanti e unità di terapia intensiva. Le donne incinte affrontano il parto senza assistenza ostetrica e neonatale, con conseguenze drammatiche per madri e bambini.

Epidemie e malattie in aumento
Le condizioni igienico-sanitarie sono allo stremo: acqua contaminata, servizi igienici distrutti, strade ostruite dalle macerie. Crescono i casi di diarrea acuta, infezioni respiratorie e cutanee, soprattutto tra i bambini.

Infanzia e orfani
Secondo le stime dei nostri professionisti sul campo, oltre 40.000 bambini hanno perso almeno un genitore dall’inizio della guerra. Molti vivono senza sostegno psicologico, senza accesso alla scuola e senza un futuro garantito.

Donne incinte senza assistenza ostetrica
Le donne pagano un prezzo altissimo: centinaia di gravidanze e parti avvengono senza accesso ad assistenza medica o ostetrica. Molte madri sono costrette a partorire tra le macerie, senza farmaci né cure neonatali.

Scuole e università distrutte
Oltre il 70% delle scuole e degli istituti universitari è stato danneggiato o distrutto. Centinaia di migliaia di studenti non hanno più accesso all’istruzione. Ripristinare scuole e università significa ricostruire la speranza di un’intera generazione.

Professionisti sanitari e giornalisti caduti

In due anni di conflitto hanno perso la vita 1.670 professionisti della salute, tra medici, infermieri e operatori, e 268 giornalisti che documentavano la guerra. La perdita di chi cura e di chi racconta la verità rappresenta una ferita profonda per la comunità internazionale.

Fame e sfollati: la crisi umanitaria continua
La fame è diventata arma di guerra: 310 persone sono già morte per denutrizione, mentre i forni funzionanti non bastano a sfamare la popolazione. Servirebbero almeno 30.000 forni per produrre pane quotidiano. Gli aiuti arrivano con il primo giorno circa 60 camion al giorno, ma ne servirebbero almeno 1000 al giorno. Servono circa  300.000 tende per ospitare le famiglie senza casa.

Le proposte delle associazioni e dei movimenti

• Delegazioni di specialisti e ospedali mobili: medici, infermieri, fisioterapisti e psicologi, insieme a forniture di protesi e apparecchiature, per salvare vite e garantire terapie salvavita.

• Riprendere istruzione, scuole e università: ricostruire scuole e istituti significa ridare dignità e futuro a un’intera generazione.

• Supporto telematico: attivare consulenze mediche a distanza e coordinare interventi.

Appello internazionale: la salute come fondamento della pace

«Dal primo giorno del conflitto – sottolinea Aodi – abbiamo chiesto cessate il fuoco, corridoi sanitari e ospedali mobili. Oggi, con la tregua, rinnoviamo l’appello a tutti i Paesi: serve solidarietà, non strumentalizzazione politica. Bisogna inviare delegazioni di medici, infermieri, fisioterapisti, psicologi, oltre a forniture di protesi, apparecchiature mediche e farmaci. Solo così si possono salvare vite».

L’apertura all’Italia: studenti palestinesi e ricongiungimento familiare

«Chiediamo al Ministro degli Esteri di rivedere la normativa che impedisce agli studenti palestinesi con borse di studio di portare subito con sé i propri figli. È un gesto di umanità che eviterebbe il trauma di una separazione e rafforzerebbe il ruolo dell’Italia nella costruzione di una pace giusta e duratura» – conclude Aodi.

Riepilogo dati UMEM–UNITI PER UNIRE–AISC NEWS (13 ottobre 2025)

• Giorni di conflitto: 737

• Vittime totali: 67.000+ (di cui 20.000 bambini)

• Feriti: 177.000 (necessitano cure urgenti)

• Bambini da trasferire all’estero: 5.500

• Professionisti sanitari caduti: 1.670

• Giornalisti caduti: 268

• Corpi recuperati: 150

• Dispersi: 9.500

• Ospedali inattivi o distrutti: 95%

• Unità abitative distrutte: 300.000

• Persone senza casa: 1,5 milioni

• Sfollati che necessitano tende: 300.000 famiglie (1,6 mln persone)

• Orfani stimati: 40.000+

• Scuole e università distrutte/danneggiate: 70%

• Vittime per fame: 310+

• Forni necessari: 30.000

• Camion di aiuti attuali: 400/giorno (ne servono migliaia)

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