Salute globale, Aodi (Amsi-Umem): riesplode allarme Aviaria

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+400% casi in Europa e variante A(H5N1) dominante. Sistemi sanitari africani in sofferenza per tagli internazionali


AgenPress. Le organizzazioni AMSI (Associazione Medici di Origine Straniera in Italia, UMEM (Unione Medica Euromediterranea), Uniti per Unire, Co-mai (Comunità del Mondo Arabo in Italia) e AISC_NEWS (Agenzia Mondiale Britannica senza confini) diffondono una nuova analisi congiunta che mette in relazione due fenomeni solo apparentemente separati ma che, secondo le associazioni, “costituiscono le due facce dello stesso rischio globale”:

• da un lato l’ondata senza precedenti di influenza aviaria A(H5N1) in Europa, con 1.443 casi registrati tra settembre e novembre, quattro volte il dato del 2024 e il valore più alto dal 2016;

• dall’altro l’indebolimento progressivo dei sistemi sanitari africani, colpiti da tagli ai fondi e da difficoltà strutturali che compromettono capacità produttiva, servizi essenziali e continuità assistenziale.

A nome delle associazioni interviene il Presidente Prof. Foad Aodi, medico fisiatra, giornalista internazionale, divulgatore scientifico ed esperto in salute globale, Direttore dell’AISC_NEWS, membro del Registro Esperti FNOMCeO, quattro volte consigliere dell’OMCeO Roma, docente dell’Università di Tor Vergata, membro FNSI e Stampa Romana.
Secondo la rete associativa, la connessione è diretta: quando i sistemi sanitari sono fragili – in Europa come in Africa – la capacità di contenere rischi, virus e zoonosi diminuisce, e la vulnerabilità diventa globale. “Le emergenze non vanno lette una per volta, ma come parte di un’unica dinamica che collega fauna, persone, territori, economie e capacità sanitarie”, afferma la nota.

AVIARIA IN EUROPA: QUATTRO VOLTE I CASI DEL 2024, CEPP0 A(H5N1) AL 99%
Nella nuova analisi, Amsi–Umem–Uniti per Unire–Aisc_News sottolineano che l’incremento dei casi negli uccelli selvatici e domestici, concentrato nelle aree umide e lungo le rotte migratorie, sta generando un’elevata contaminazione ambientale e focolai ad alta mortalità, in particolare tra gru e specie acquatiche in Germania, Francia e Spagna.
La circolazione della nuova variante A(H5N1), responsabile del 99% delle rilevazioni, aumenta il rischio di esposizione per allevatori, veterinari, operatori agricoli, cacciatori e comunità rurali.
La rete associativa richiama l’urgenza di misure coordinate: rafforzamento della biosicurezza negli allevamenti, protocolli chiari per la gestione dei focolai, confinamento del pollame nelle zone più colpite, monitoraggio sanitario per chi è stato a contatto con animali potenzialmente infetti.
Secondo le associazioni, è essenziale che anche i sanitari – medici, infermieri e operatori di territorio – includano nelle valutazioni dei pazienti con sintomi simil-influenzali la possibilità di contatti recenti con fauna, allevamenti o carcasse trovate in natura.

AFRICA: SISTEMI SANITARI PIÙ FRAGILI E RISCHI GLOBALI MAGGIORI
Parallelamente, l’analisi mette in luce come molte aree dell’Africa stiano affrontando un rallentamento nella capacità di garantire continuità assistenziale, prevenzione, sorveglianza epidemiologica e produzione locale di farmaci e tecnologie sanitarie.
I tagli ai finanziamenti internazionali e il peggioramento degli spazi fiscali nazionali rappresentano un freno agli investimenti in servizi essenziali, formazione e reti territoriali.
Per la rete Amsi–Umem–Uniti per Unire–Aisc_News-Co-mai , questo indebolimento ha immediati riflessi globali: «Quando i sistemi sanitari africani rallentano, la salute mondiale diventa più fragile. Le crisi non restano mai confinate: si spostano con persone, merci, animali migratori e catene produttive. Senza autonomia sanitaria africana, cresce per tutti il rischio di nuove emergenze».
Il rafforzamento della capacità locale – dalla produzione di medicinali ai servizi di base – viene individuato come una delle condizioni imprescindibili per prevenire shock sanitari che possono influenzare anche Europa e Mediterraneo.

AODI: “EUROPA E AFRICA SONO COLLEGATE. SE UN ANELLO È DEBOLE, SI ROMPE LA CATENA GLOBALE DELLA SALUTE”
«La nostra analisi della nuova ondata di aviaria e delle difficoltà dei sistemi africani – dichiara il Prof. Aodi – mostra che le minacce devono essere affrontate come un’unica sfida: prevenzione, biosicurezza, professionalità e autonomia sanitaria.
Se l’Europa non rafforza i protocolli negli allevamenti e non investe nella sorveglianza, il rischio di spillover aumenta. E se l’Africa non viene messa in condizione di produrre farmaci, garantire servizi essenziali e formare i professionisti, la fragilità diventa globale. Le due emergenze sono diverse, ma inseparabili: un unico ecosistema sanitario che richiede cooperazione vera».
Aodi sottolinea inoltre il valore della collaborazione interculturale e professionale costruita in 25 anni di attività: «La salute globale non si difende da soli. Servono competenze condivise, sinergie Euromediterranee, reti di professionisti italiani e di origine straniera, investimenti stabili e prevenzione culturale. È così che si proteggono le persone e si stabilizza il sistema internazionale».

IL VALORE DEL PIANO MATTEI: L’ITALIA PUÒ FARE MOLTO, L’EUROPA DEVE SEGUIRE L’ESEMPIO
Nel suo intervento, la rete Amsi–Umem–Uniti per Unire–Aisc_News-Co-mai  richiama anche il ruolo strategico dell’Italia attraverso il Piano Mattei, considerato uno strumento chiave per rafforzare la cooperazione sanitaria e lo sviluppo delle capacità locali nei Paesi africani. Secondo le associazioni, il Piano può diventare un volano di stabilità e prevenzione, grazie a progetti concreti su formazione, assistenza territoriale, infrastrutture sanitarie, trasferimento tecnologico, produzione locale di farmaci e valorizzazione delle competenze dei professionisti italiani e di origine straniera.
L’Italia – osserva la rete – ha tutti gli elementi per svolgere un ruolo guida: esperienza interculturale, presenza radicata di diaspora qualificate, tradizione di collaborazione euromediterranea e una rete accademico-sanitaria capace di fornire supporto tecnico e formazione avanzata. In un momento in cui l’aviaria cresce in Europa e i sistemi sanitari africani mostrano segnali di sofferenza, il Piano Mattei può rappresentare un modello di intervento rapido, inclusivo e orientato alla prevenzione.
Le associazioni auspicano che anche l’Europa possa seguire l’esempio italiano, integrando un approccio più pragmatico e coordinato nei rapporti con il continente africano, con programmi focalizzati su salute, sicurezza sanitaria, produzione locale e rafforzamento delle strutture pubbliche. «Se l’Italia investe nella cooperazione e nell’autonomia sanitaria africana – si legge nella nota – l’Europa deve farlo insieme, con una visione comune e non solo emergenziale. È nel nostro interesse collettivo: ciò che rafforza l’Africa rafforza anche l’Europa e protegge la salute di tutti».

UN APPELLO PER UNA STRATEGIA EURO-MEDITERRANEA E AFRICANA COMUNE
Le organizzazioni chiedono che Europa, Mediterraneo e Africa adottino una strategia unitaria, basata su formazione, prevenzione, diagnostica territoriale, biosicurezza, autonomia sanitaria e collaborazione tra istituzioni e comunità scientifiche.
Il rafforzamento delle aree più fragili, sottolineano, non è un gesto di solidarietà, ma una misura di sicurezza globale.

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