Forlì-Cesena. Truffa con le “e-bike”. Indagate 61 persone

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AgenPress. I finanzieri del Comando Provinciale di Forlì-Cesena, all’esito di specifiche indagini delegate dalla locale Procura della Repubblica a tutela della spesa pubblica, negli scorsi giorni hanno provveduto a notificare 61 avvisi di conclusione delle indagini preliminari ad altrettante persone, indagate del reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

I provvedimenti – che, come noto, precedono la richiesta di rinvio a giudizio, ove il P.M. non debba chiedere l’archiviazione – sono stati assunti dalla succitata Autorità Giudiziaria nei riguardi di un rivenditore di biciclette del cesenate e di 60 suoi clienti, sospettati di aver ottenuto, indebitamente, contributi erogati dalla Regione Emilia-Romagna per l’acquisto di e-bike nuove per un totale di 42 mila euro.

Si tratta, nel dettaglio, degli incentivi previsti per l’utilizzo della bicicletta negli spostamenti quotidiani, corrisposti mediante erogazione di un sussidio economico a parziale rimborso dell’acquisto di una bicicletta o di una cargo bike a pedalata assistita, il cui singolo ammontare è di cinquecento euro, maggiorato di ulteriori duecento euro per i residenti dei comuni alluvionati nel maggio 2023.

Lo stratagemma scoperto dai finanzieri del Gruppo di Cesana – che ha interessato, come detto, il suddetto rivenditore e 60 persone appartenenti a 26 nuclei familiari – è consistito nel frazionare artificiosamente in più fatture di minore importo, intestate ai vari componenti del nucleo, il costo relativo all’unica e-bike effettivamente acquistata.

Le Fiamme Gialle cesenate hanno constatato che, in tal modo, gli acquirenti hanno potuto contare, in maniera indebita, di più contributi per l’acquisto di un solo velocipede, così aggirando le limitazioni imposte dal bando regionale; nel contempo, il rivenditore è stato in grado di offrire migliori condizioni di acquisto alla clientela, così ottenendo un ingiusto vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza.

L’intervento posto in essere dalla Guardia di finanza – a seguito del quale gran parte degli indagati risulta che abbiano già restituito l’incentivo illecitamente ottenuto – è rivolto a tutelare l’integrità dei bilanci pubblici e, quindi, a controllare l’efficace gestione delle risorse, evitando che esse possano essere disperse a beneficio di soggetti che non ne hanno diritto.

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