Gaza, oltre 62.000 morti e centinaia di bambini uccisi dalla fame: l’allarme delle associazioni guidate dal Prof. Foad Aodi

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AgenPress. Le associazioni Co-mai (Comunità del Mondo Arabo in Italia), UMEM (Unione Medica Euro-Mediterranea) e AISC NEWS – Agenzia Mondiale Britannica Informazione Senza Confini – lanciano un drammatico appello attraverso il Prof. Foad Aodi, medico fisiatra, giornalista internazionale, esperto di salute globale e docente dell’Università di Tor Vergata, dopo le ultime testimonianze raccolte sul campo nella Striscia di Gaza.

Aodi, presidente onorario di Co-mai e presidente e fondatore delle citate associazioni e movimenti, riporta le atroci testimonianze dei medici e dei giornalisti che dall’inizio del conflitto ci raccontano in diretta ciò che accade in Medioriente e che collaborano con noi.

IL BILANCIO UMANITARIO: OLTRE 62.000 VITTIME

Dall’inizio della guerra il 7 ottobre 2023, i dati raccolti parlano di oltre 62.000 morti, tra cui migliaia di bambini. Nelle ultime settimane si sono registrati più di 200 decessi per fame, con 112 piccoli sotto i cinque anni morti di malnutrizione acuta. Le madri, in condizioni disperate, arrivano a sperare che i figli risultino clinicamente malnutriti per poter ricevere un pasto.

LA SANITÀ AL COLLASSO

Più del 90% degli ospedali è stato distrutto o gravemente danneggiato, con presidi simbolici come l’ospedale Al-Shifa trasformati in rovine. La mancanza di elettricità, acqua potabile e forniture essenziali impedisce le cure di base. Senza farmaci e attrezzature, migliaia di malati cronici, feriti e neonati non hanno alcuna possibilità di sopravvivere.

IL DRAMMA DEI PROFESSIONISTI SANITARI

Il conflitto ha colpito in pieno anche chi salva vite: centinaia di medici, infermieri e volontari sono rimasti uccisi sotto i bombardamenti. Decine di operatori umanitari internazionali hanno perso la vita mentre portavano assistenza. La sanità di Gaza, già fragile, è stata privata del suo cuore pulsante: le persone che con coraggio e sacrificio restavano accanto ai pazienti.

FAME E MALATTIE: UN’EMERGENZA DENTRO L’EMERGENZA

Alla fame si aggiunge l’avanzata delle malattie infettive, favorita dalla mancanza di igiene e di acqua potabile. Le condizioni nei campi profughi e nelle strutture d’emergenza sono disumane: intere famiglie senza riparo, bambini esposti a infezioni e malnutrizione, anziani abbandonati senza assistenza.

L’APPELLO DEL PROF. FOAD AODI

«Il cibo è diventato una terapia, gli ospedali sono macerie, i sanitari muoiono sotto le bombe. Non possiamo restare spettatori di fronte a un disastro umanitario che cancella vite innocenti ogni giorno. Come associazioni e movimenti medici e civili chiediamo il ripristino immediato dei corridoi umanitari, la protezione del personale sanitario e delle poche strutture ospedaliere rimaste e il sostegno concreto della comunità internazionale per non fermare la macchina della solidarietà. Solo così si può mettere fine al terrore e ridare dignità ai bambini e donne e al popolo palestinese».

L’APPELLO SUI CORRIDOI SANITARI

«Rinnoviamo il nostro appello a favore dei corridoi sanitari: servono a portare sempre più feriti a curarsi. Ringraziamo l’Italia per gli ultimi pazienti che sono arrivati, ma occorrono ancora tantissimi posti per bambini, donne e uomini feriti o gravemente malati: sono più di 15.000 le persone in attesa di un viaggio della speranza all’estero, perché non possono essere curate a Gaza e in Palestina. Ringraziamo i Paesi che in questi momenti stanno fornendo aiuti, tra cui l’Egitto, che ha fatto entrare 19 camion di medicinali negli ultime ore e che si sta facendo carico anche di alcuni feriti negli ospedali. Si parla molto di un possibile accordo di cessate il fuoco: noi ci auguriamo che avvenga al più presto per ridare speranza e respiro alla sofferenza del popolo palestinese, a Gaza come in Cisgiordania e in tutta la Palestina».

CONCLUSIONE

Co-mai UMEM e AISC rinnovano il loro impegno per una mobilitazione ampia e senza frontiere: ogni giorno perso significa altre vite spezzate, altri bambini sottratti al futuro. È il momento di agire con unità, responsabilità e coraggio.

 

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