Meeting di Rimini 2025. Meloni: “In Italia le migliori intenzioni vengono spesso frenate processi farraginosi, da rendite di posizione, da preconcetti ideologici”

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AgenPress. Consentitemi di ringraziare e salutare soprattutto il Presidente della Fondazione Meeting, Bernhard Scholz, di rivolgere un ringraziamento speciale a lui, alla grande famiglia del Meeting, non soltanto per l’invito ma per un evento che da quasi mezzo secolo segna un momento fondamentale nel dibattito politico e culturale della Nazione. Voglio salutare i Ministri, i parlamentari, il mio amico Maurizio Lupi, voglio ringraziare le autorità civili, militari e religiose presenti, oltre che il Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, Davide Prosperi, a cui va il mio abbraccio.

Per me è un piacere, un onore essere qui con voi oggi, perché sono convinta che quello che accade ogni anno in questi padiglioni sia qualcosa di estremamente prezioso e so bene che cosa significhi organizzare eventi di questo tipo, sono testimone personalmente di quanto lavoro, di quanto sacrificio, di quanta elaborazione, di quanta dedizione richiedano e confesso che ho sempre guardato al Meeting con ammirazione perché è la piazza del dialogo per eccellenza, come dice il titolo stesso dell’incontro.

È stato così anche in anni nei quali la polarizzazione ideologica era più marcata, anche nei anni nei quali era più complicato superare gli steccati per riuscire ad andare al cuore dei problemi reali delle persone, delle famiglie e delle imprese. Leggo ogni volta, negli occhi, nei volti, nelle braccia, dei tantissimi volontari che danno vita a questa manifestazione e che scelgono di dedicare un pezzo della propria estate e non solo per allestire questo evento, una passione che solo chi conosce il senso di appartenenza a una comunità può riconoscere.

Senza i volontari semplicemente non esisterebbe il Meeting e io voglio per questo tributare a tutti loro il mio di applauso. perché sono l’anima stessa di questo luogo, il fuoco che alimenta ogni edizione e sono oggettivamente un vero spettacolo.

“Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi”. Avete scelto per questa edizione questa splendida frase di Thomas Stearns Elliot, un autore a me molto caro, un cristiano, un conservatore, diventato punto di riferimento nella storia della letteratura fino al premio Nobel nel 1948. Nei Cori da “La Rocca” Elliot racconta l’impresa di alcuni operai a cui è assegnato il compito di costruire una nuova chiesa in terra ostile, una delle tante periferie urbane dove la chiesa viene cancellata con un tratto di penna. Gli operai incontrano imprevisti , difficoltà di ogni tipo, ma non si arrendono e alla fine riescono nella loro impresa. Costruire una chiesa in quel deserto, un luogo dove gli uomini sono ridotti a bottiglie vuote, ad alveari senza miele, che vivono forse tranquilli però senza provare né sazietà né disperazione. Un mondo vinto dal nulla, dove non c’è spazio per una tensione spirituale, per un’aspirazione verticale, abitato da individui anestetizzati a cui non interessa altro che trovare un posto per fare un picnic, o smarrirsi con potentissime auto su strade secondarie.

E qui io potrei trovare delle similitudini con Atreju, il ragazzo de “La storia infinita” che lotta contro “il nulla che avanza” e che come si sa ha avuto un ruolo importante nell ‘immaginario della mia formazione culturale, ma il punto è che siamo di fronte a una potente metafora della nostra epoca, un’epoca nella quale si vorrebbe omologare tutto, trasformare ognuno di noi in un consumatore perfetto, un vuoto a rendere che può essere riempito da qualsiasi cosa si voglia, individui senza identità, senza memoria, senza appartenenza nazionale, familiare o religiosa, individui in cui i desideri cambiano in continuazione e che quindi non amano più nulla, individui in sostanza nella cui esistenza non c ‘è più nulla per cui valga la pena impegnarsi, costruire  o combattere. Gli operai di Elliot fanno una scelta diversa.

Io ho capito l’esortazione che fate a tutti con il titolo di questo Meeting: noi siamo chiamati nei deserti fisici ed esistenziali del nostro tempo a seguire lo stesso cammino di quegli operai e per chi come me ha responsabilità di Governo quell’esortazione comporta molte cose, costruire con mattoni nuovi significa comprendere il tempo nel quale si vive, saper calare in quel tempo il proprio sistema di valori, significa costruire con mattoni che sappiano resistere ai venti di quell’epoca, che sappiano resistere alle sue tempeste, significa saper agire con metodi nuovi, saper saltare le tante, troppe paludi che si trovano sul percorso, soprattutto in Italia, dove le migliori intenzioni vengono spesso frenate da meccanismi bloccati, da processi farraginosi, da rendite di posizione, da preconcetti ideologici.

 

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