Amsi, Umem, Co-mai, Aisc News e Uniti per Unire aderiscono alla giornata nazionale di digiuno per il cessate il fuoco a Gaza

- Advertisement -
- Advertisement -

Aodi:più di 60 mila professionisti della sanità italiani e di origine straniera oggi aderiscono al digiuno per Gaza. 1.422 professionisti sanitari uccisi nella Striscia.

Il digiuno sarà il nostro grido collettivo contro il silenzio. Difendere medici, giornalisti, bambini e civili significa difendere la vita e la verità”


AgenPress. L’Associazione Medici di Origine Straniera in Italia (AMSI), l’Unione Medica Euromediterranea (UMEM), la Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai) e il Movimento Internazionale Uniti per Unire, con i rispettivi Direttivi, attraverso il loro presidente Prof. Foad Aodi, medico, giornalista internazionale ed esperto in salute globale, Direttore e fondatore dell’AISC – Agenzia Mondiale Britannica Informazione Senza Confini, membro del Registro Esperti FNOMCEO, quattro volte consigliere dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Roma e docente dell’Università di Tor Vergata, annunciano l’adesione alla giornata odierna nazionale di digiuno per Gaza.

L’AISC NEWS, rete internazionale di giornalisti diretta da Aodi, è impegnata a fornire informazione indipendente e verificata su quanto accade a Gaza, incrociando i dati delle agenzie globali con le testimonianze dirette dei corrispondenti sul campo, con il supporto dei professionisti sanitari di UMEM.

Un bilancio drammatico

Secondo le ultime verifiche, dall’inizio della guerra sono stati uccisi 1.422 tra medici e professionisti sanitari e il 95% degli ospedali è fuori uso. La gran parte dei sanitari ha perso la vita sotto le bombe, mentre una quota significativa è deceduta per malattie contratte senza farmaci disponibili o per fame e mancanza di acqua potabile. Nel bilancio figurano anche 273 giornalisti uccisi, prova di un attacco simultaneo al diritto alla salute e all’informazione.

Un appello unitario delle professioni sanitarie

Alla giornata odierna di digiuno del 28 agosto hanno aderito non solo le associazioni promotrici, ma anche un fronte sempre più ampio di professionisti della sanità, con il sostegno della FNOMCeO, di numerosi ordini e albi professionali che riuniscono medici, infermieri, farmacisti, fisioterapisti, podologi e altri operatori. Una mobilitazione che mette in evidenza come l’Italia, sul piano della solidarietà, stia dimostrando una maturità civile riconosciuta a livello internazionale. “Per noi – sottolinea Aodi – è fondamentale ribadire che la questione non è religiosa, ma politica. Non bisogna confondere le scelte del governo israeliano con numerosi nostri amici ebrei in Italia, che da anni condividono con noi battaglie comuni contro antisemitismo e islamofobia”.

Il peso dei numeri e la responsabilità internazionale


Le associazioni ricordano che dall’inizio della guerra sono stati distrutti ospedali, colpiti giornalisti e ripetiamo uccisi 1422 professionisti della sanità, in larga parte sotto i bombardamenti, ma anche per fame e malattie non curate. “Non si era mai visto un conflitto con numeri così devastanti – osserva Aodi – e la sofferenza non riguarda solo i palestinesi, ma anche gli stessi ebrei che in Israele manifestano per chiedere il cessate il fuoco al governo Netanyahu”.

Il ruolo dell’Italia e delle istituzioni


“Chiediamo al governo Meloni e al ministro Tajani – prosegue Aodi – di ascoltare la voce dei professionisti della sanità e dei giornalisti e della società civile che ogni giorno ci contattano. Vogliamo la pace e chiediamo con forza che finalmente si proponga una conferenza internazionale che riunisca palestinesi e israeliani intorno a un tavolo”. Aodi ringrazia inoltre tutti coloro che stanno proponendo manifestazioni e iniziative a favore del dialogo, confermando che la società civile italiana si sta mobilitando con grande senso di responsabilità.

Dialogo e speranza come orizzonte

“Nonostante oggi molti non credano più nella possibilità della pace – conclude Aodi – noi non perdiamo la speranza. I professionisti della sanità appartengono a tutte le religioni e a tutte le nazionalità, e non devono essere esclusi da questo percorso. Anzi, il nostro compito è continuare a coinvolgere, dialogare e costruire iniziative di confronto interculturale e interreligioso, perché solo così la politica potrà trovare una via di uscita a un conflitto che non è religioso, ma politico”.

Una partecipazione diffusa in tutta Italia

L’adesione alla giornata nazionale di digiuno non è stata circoscritta a poche realtà, ma ha coinvolto l’intero territorio nazionale, dal Sud al Nord. Oltre 60.000 professionisti della sanità hanno comunicato la propria partecipazione ad AMSI, Co-mai e Uniti per Unire, in modo spontaneo e indipendente, sia da strutture pubbliche sia da strutture private. Una mobilitazione che ha toccato in particolare le regioni Emilia-Romagna, Campania, Calabria, Sardegna, Sicilia, Lazio, Umbria, Veneto e Lombardia, con la presenza di medici, infermieri, farmacisti, psicologi, logopedisti e fisioterapisti.
Un segnale forte, che lega la solidarietà alla popolazione di Gaza con la richiesta di un cessate il fuoco immediato e l’apertura di corridoi sanitari per portare aiuti, evacuare i feriti e garantire il diritto universale alla cura.

La voce di Aodi


“Il digiuno di oggi 28 agosto è il nostro modo di dire basta – dichiara Aodi a nome dei direttivi di AMSI, UMEM, Co-mai e Uniti per Unire –. Non possiamo assistere in silenzio ad un conflitto feroce che annienta bambini, donne, pazienti e professionisti. Acqua, cure e verità sono i pilastri della pace: senza di essi la comunità internazionale tradisce la propria missione. Ringraziamo quanti, come gli Ordini dei Medici, hanno già annunciato la loro adesione: l’Italia non resta indifferente”.

Le battaglie sanitarie di AMSI e UMEM
Le associazioni ricordano che da oltre 25 anni portano avanti campagne per l’integrazione dei medici stranieri in Italia, la cooperazione sanitaria euromediterranea e la difesa del diritto universale alla cura. AMSI e UMEM hanno costruito reti di tele-consulti e formazione a distanza che oggi, in emergenza, diventano strumenti indispensabili per i colleghi di Gaza. “Riceviamo messaggi quotidiani – spiega Aodi – da medici che operano senza antibiotici, senza anestetici e senza mezzi per salvare i pazienti. Il digiuno è anche un ponte simbolico tra chi resiste in corsia sotto le bombe e chi, dall’altra parte del Mediterraneo, cerca di sostenerli”.

Proposte concrete


Cinque le azioni prioritarie rilanciate dalle associazioni:
1 Protezione delle strutture sanitarie e dei media, per fermare gli attacchi .
2 Corridoi umanitari verificati, per evacuare i feriti e consegnare aiuti.
3 Tutela internazionale dei professionisti della salute e dell’informazione, con un osservatorio permanente.
4 Accesso a beni essenziali, acqua potabile, alimenti e medicinali.
5 Task force euromediterranea di medici e giornalisti della diaspora, impegnati in tele-consulti, informazione verificata e formazione.

Un movimento che cresce

Alla mobilitazione di oggi 28 agosto stanno aderendo numerosi ordini professionali sanitari italiani. “Finalmente c’è unità di intenti, i medici e tutti gli altri professionisti, non possono tacere di fronte alla distruzione della vita e delle cure”. Segnali che confermano come la giornata di digiuno sia destinata a diventare un movimento diffuso, capace di unire professionisti e cittadini.

Un messaggio universale


“Chi uccide un medico o un giornalista – conclude Aodi – non colpisce solo una persona, ma un popolo intero e il suo futuro. Il digiuno di oggi 28 agosto rappresenta una testimonianza collettiva di resistenza morale, per dire che difendere i professionisti della salute e dell’informazione significa difendere la dignità dell’umanità intera”.

- Advertisement -

Potrebbe Interessarti

- Advertisement -

Ultime Notizie

- Advertisement -