AgenPress. Viviamo una fase storica accelerata, complessa, ricca di opportunità ma anche, forse soprattutto, densa di pericoli. Sospesi tra guerra e pace.
Secondo il Global Peace Index 2024, nel mondo sono in corso 56 conflitti armati, il numero più elevato dalla Seconda Guerra Mondiale.
Viviamo cioè in un mondo profondamente diverso da quello in cui sono nate le Nazioni Unite, quando nel 1945, 51 Nazioni, che oggi sono diventate la quasi totalità, decisero di unirsi per fondare un’organizzazione internazionale che avesse come scopo principale quello di evitare la guerra.
La domanda che dobbiamo farci, ottant’anni dopo, e guardandoci attorno, è: ci siamo riusciti? La risposta la conoscete tutti, perché è nella cronaca, ed è impietosa.
Pace, dialogo, diplomazia sembrano non riuscire più a convincere e a vincere. L’uso della forza prevale in troppe occasioni. E lo scenario che ci troviamo di fronte è quello che Papa Francesco descrisse con rara efficacia: una “terza guerra mondiale” combattuta “a pezzi”.
Ovviamente, tra i principali conflitti in corso, c’è la guerra d’aggressione su larga scala della Federazione Russa contro l’Ucraina.
Tre anni e mezzo fa, il 24 febbraio 2022, Mosca ha deciso di attaccare Kiev. E io penso che non si sia riflettuto abbastanza sulle conseguenze di quella scelta e su un punto che considero fondamentale: la Federazione Russa, membro permanente del Consiglio di Sicurezza, ha deliberatamente calpestato l’articolo 2 dello Statuto dell’Onu, violando l’integrità e l’indipendenza politica di un altro Stato sovrano, con la volontà di annetterne il territorio. E ancora oggi non si mostra disponibile ad accogliere seriamente alcun invito a sedersi al tavolo della pace.
Questa ferita profonda inferta al diritto internazionale, come era prevedibile, ha scatenato effetti destabilizzanti molto oltre i confini nei quali si consuma quella guerra. Il conflitto in Ucraina ha riacceso, e fatto detonare, diversi altri focolai di crisi. Mentre le Nazioni Unite si sono ulteriormente disunite.