L’opinione di Roberto Napoletano. L’Italia che la manovra non vede

Agenpress. Proviamo una certa tenerezza di fronte al solito balletto della manovra. Risentiamo il rumore di fondo del galleggiamento italiano. Siamo al ridicolo davanti a crisi di nervi, innalzamenti e cadute di ego prevalentemente maschili, per qualcosa che assomiglia al nulla.

La lotta all’evasione fiscale è una cosa seria e la via maestra per combatterla passa per i canali telematici, a partire dalla fatturazione elettronica, ma pensare che parrucchieri e fruttivendoli sopravvivano o chiudano se il tetto al contante si colloca a tremila o a duemila euro francamente è fuori dalla portata delle cose normali. Consiglierei brutalmente di farla finita con le sceneggiate elettorali (non si vota) e di trovare il tempo per cominciare a occuparsi di ciò che conta.

Aspettiamo ancora i primi governanti di questa Repubblica indebitata, di qualunque colore politico siano, che prendano coscienza che la finanza pubblica italiana è stata rovesciata da dieci anni in qua con il gioco delle tre carte inventato dal trio Calderoli-Tremonti-Bossi. Si chiama Spesa Storica e rende i ricchi sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri. Questo miope ribaltamento delle priorità è il male oscuro dell’Italia

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